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Politica

Zingaretti lascia la segreteria PD. Ma potrebbe non essere lui il problema

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Zingaretti getta la spugna cogliendo tutti di sorpresa. Il dubbio è se non sia colpa di un difetto strutturale di un partito che non riesce a trovare pace

Il tepore “draghiano” nel quale eravamo tutti accoccolati è finito a metà pomeriggio di ieri. Le dimissioni di Nicola Zingaretti dalla segreteria del Partito Democratico arrivano come un terremoto con movimenti ondulatori e sussultori.

Le dimissioni di Nicola Zingaretti si abbattono sul quadro politico con un post sulla sua pagina Facebook. Un post durissimo nel quale Zingaretti dice di voler mettere fine ad uno stillicidio. Va anche oltre sostenendo di provare vergogna nei confronti di un partito che pensa solo alle poltrone. Attacchi davvero pesanti sferrati nel giorno in cui l’Italia si fa sempre più rossa procedendo spedita verso un lockdown generalizzato.

A sorprendere di più è il momento politico della scelta di Nicola Zingaretti. Un fulmine a ciel annuvolato potremmo parafrasare.
Sì perché, se è vero che la mossa delle dimissioni fosse inaspettata, è altrettanto vero come nel PD gli animi non siano affatto distesi. Da giorni la minoranza interna chiede una riflessione politica tanto da far parlare di congresso. In discussione c’è il lavoro proprio di Zingaretti considerato da molti inadeguato ai tempi. Di contro però l’ormai ex segretario sostiene come in realtà l’interesse sia per le poltrone e come di contenuti ce ne siano pochi.

Il futuro

Se qualche giorno fa un congresso sembrava incerto oggi inizia ad essere più concreto. Di fatto da ieri è aperta la guerriglia fra le correnti e le sottocorrenti che compongono il far west del Partito Democratico. Un territorio fatto di cespugli, boschi e sottoboschi dove si nascondono infiniti gruppi pronti all’assalto. E Zingaretti non ha fatto altro che dare il via alla sparatoria.
Una mossa quella di Nicola Zingaretti considerata azzardata da molti. Lasciare la segreteria quando il Partito Democratico fa parte di un governo di unità nazionale in un momento drammatico non è esattamente la tattica migliore. Anche perché un congresso è un appuntamento dalle conclusioni imprevedibili che potrebbero indebolire perfino la maggioranza di governo. 

Con una guerriglia interna aperta il dibattito politico assume le sembianze dell’inferno. Fra posizionamenti, candidature, sgambetti fra candidati i temi politici passano in terzo piano. Un’eventualità molto concreta potrebbe essere per esempio la candidatura di Stefano Bonaccini alla segreteria del partito. Una possibilità che il mondo dell’amministrazione locale dovrebbe scongiurare ricorrendo a tutti i rimedi popolari conosciuti.
Bonaccini infatti ricopre due ruoli centrali nella gestione della pandemia: presiede la Regione Emilia-Romagna e la Conferenza delle Regioni. Una candidatura a segretario del PD equivarrebbe a un “Bonaccini Show” nella totalità del palinsesto televisivo ledendo la sua operatività necessaria in un momento come questo

Un possibile difetto di fabbrica 

Se la candidatura di Stefano Bonaccini potrebbe portare ad alcuni disagi amministrativi ad oggi non verificabili, possiamo avere una certezza: chiunque sostituirà Nicola Zingaretti a capo della segreteria del Partito Democratico non riuscirà a governarlo. Il problema infatti è strutturale prima che politico. Un corpo i cui organi si fanno la guerra non può vivere.
E così il PD: una forza politica perennemente in lotta con sé stessa che, per questo, fatica a trovare un’identità su cui consolidarsi.

Dopo tredici anni di bagarre interna forse ci si dovrebbe chiedere se esiste ancora  un futuro per un partito che pretende di conciliare l’inconciliabile. Le esperienze possono anche finire. Un moribondo ha ben poche speranze: logora soltanto chi tenta disperatamente di salvarlo.

Federico Feliziani

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Federico Feliziani
Autore e scrittore di prosa e poesie, blogger e consigliere comunale a Sasso Marconi, è da circa un decennio politicamente attivo e dedito alla causa contro le violazioni dei diritti umani. Considera la propria disabilità un’amica e compagna di vita con cui crescere e mantenere un dialogo costante.