Oggi Woody Allen compie ottantacinque anni, occasione perfetta per parlare di “Un giorno di pioggia a New York”, il penultimo lavoro del regista (l’ultimo, “Rifkin’s Festival”, sarebbe dovuto uscire nelle sale cinematografiche italiane lo scorso 5 novembre, ma al momento la pandemia ha causato la sospensione della distribuzione).
Quando Ashleigh (Elle Fanning) gli comunica che per il weekend si dovrà recare a New York per intervistare un noto regista (Liev Schreiber) per il giornale universitario, Gatsby (Timothée Chalamet) è al settimo cielo. Finalmente potrà far vedere la sua città, dove è nato e cresciuto, alla ragazza che ama. Il loro weekend romantico però non va come previsto.
Con “Un giorno di pioggia a New York” Woody Allen gioca in casa e ci racconta ciò che conosce e ama: New York, l’amore e il cinema, il tutto accompagnato dal suo adorato e immancabile jazz.
New York
New York, come in altre pellicole del regista, non è una semplice ambientazione. La metropoli con Woody Allen prende vita, si anima. È la protagonista e la narratrice onnisciente: conduce l’azione, la guida, la dirotta. Nella Grande Mela tutto può succedere: puoi ritrovare vecchie conoscenze, fare nuovi incontri, perderti nel suo caos, innamorarti…
L’amore che Woody Allen nutre per New York è esplicitato dal suo alter-ego, Gatsby. Per Gatsby la città è una fonte inesauribile di sensazioni e di emozioni. Il suo caos è eccitante, ma basta qualche goccia di pioggia e la frenesia lascia spazio alla tranquillità, alla malinconia e, perché no, al romanticismo.
L’amore
In poco più di un’ora e mezza di film Woody Allen racconta l’amore da molteplici punti di vista. C’è il romanticismo, la passione carnale, il tradimento, l’adulazione, l’amore materno… Non aspettatevi “spiegoni” smielati e noiosi. Woody Allen racconta facendo agire i personaggi, caratterizzandoli in maniera tale da permettere allo spettatore di capire cosa pensano, cosa provano senza doverlo esplicitamente dire. Solo il disilluso e romantico Gatsby, in quanto alter-ego del regista, ha il diritto a qualche commento, come voce fuori campo durante le sue passeggiate per le strade newyorkesi e nei suoi sfoghi con l’amica Shannon (Selena Gomez).
Il cinema
L’aspetto metacinematografico non è una novità per Woody Allen, ma in “Un giorno di pioggia a New York” assume un forma particolare. In seguito al “caso Weinstein” e alla nascita del movimento MeToo, sono tornate alla luce vecchie accuse di molestie sessuali nei confronti del regista, risalenti ai primi anni Novanta (Allen ne era uscito non colpevole). Per queste ragioni Amazon Studios ha abbandonato il film e annullato le future lavorazioni con Allen.
All’interno della pellicola è possibile notare un velato riferimento alle dinamiche presenti all’interno del mondo dello spettacolo emerse in seguito al “caso Weinstein”, attraverso gli avvenimenti che coinvolgono Ashleigh, il regista Pollard, lo sceneggiatore Davidoff (Jude Law) e il divo Francisco Vega (Diego Luna). Causato o meno dalle vicende distributive, il riferimento rimane debole, lasciato sullo sfondo e poco approfondito.
Una conferma
Con un cast di tutto rispetto, specialmente Timothée Chalamet che ha saputo rendere giustizia ad un personaggio che quarant’anni fa sarebbe stato interpretato dallo stesso Allen, “Un giorno di pioggia a New York” è la conferma che Woody Allen sa fare bene il suo lavoro, come sceneggiatore e come regista.
CONSIGLIATO: Sì
VOTO: 8/10