Sono tornati a colpire gli attivisti di Ultima Generazione. Un’altra volta a Roma e dopo l’alluvione che ha colpito l’Emilia-Romagna.
Ultima Generazione: la protesta che oscura il tema
Che il mondo stia vivendo un cambiamento climatico è un fatto, che la politica se ne dovrebbe occupare più seriamente pure. Ma siamo sicuri che il metodo di Ultima Generazione sia quello giusto?
Nella settimana che si sta per concludere abbiamo visto ben due azioni degli attivisti per il clima: la prima a Fontana di Trevi, macchiando l’acqua con del carbone vegetale, la seconda di fronte al Senato versandosi addosso fango per richiamare l’alluvione dell’Emilia-Romagna.
Due azioni che lasciano molto poco spazio per essere difese e incoraggiate seppur in modo diverso. Nel primo caso infatti si tratta di un danno ad un’opera d’arte nel centro di Roma che porta migliaia di turisti e per cui servirà una spesa per rimettere a posto. Nel secondo invece c’è l’opportunità politica di usare del fango come strumento di protesta nel momento in cui, intere popolazioni, il fango ce l’hanno in casa.
Ma soprattutto, quello che ad Ultima Generazione continua a sfuggire, è come il metodo oscuri sempre il messaggio. È vero che il clima è molto più citato, ma non come dovrebbe essere. Ormai i motivi dei diversi blitz non vengono più neanche raccontati e si rischia l’assuefazione alla protesta.
Sì perchè una protesta forte ripetuta nello stesso modo per nulla coinvolgente perde d’intensità e non impatta più sull’opinione pubblica. Un monumento imbrattato da Ultima Generazione ormai non è lo straordinario, è consuetudine che da un lato fa arrabbiare i detrattori e dall’altro pone un grosso limite nel confronto con il potere.
Siamo molto lontani da Greta Thunberg e dai Friday for Future che hanno saputo coinvolgere persone nel portare in piazza una preoccupazione inattaccabile. Ultima Generazione non può contare sullo stesso consenso perchè sono gli stessi attivisti a scegliere metodi contrari alle istituzioni. Il problema però è un altro ed è molto più grande: a rimetterci di più è il clima che, anche se sembra il contrario. non è al centro del dibattito.
Alluvione in Emilia-Romagna: la lottizzazione è un’oltraggio
Mentre a Roma venivano messe in scena le proteste di Ultima Generazione, in Emilia-Romagna si pensava già a come ricostruire e come ripartire dopo la pesante alluvione della scorsa settimana.
Il punto certo è che ci sarà un commissario alla ricostruzione ma è sul nome che la politica si sta dividendo in modo imbarazzante.
Il commissario naturale sarebbe Stefano Bonaccini, il presidente della Regione il quale si è già occupato della ricostruzione post terremoto. Ma nel governo il nome di Bonaccini ha trovato molti stop: su tutti quello della Lega che ne preferirebbe un altro. Si starebbe pensando addirittura a due commissari: uno per l’Emilia e uno per la Romagna, modo perfetto per rallentare i lavori.
Lottizzare sul commissario per la ricostruzione è un imbarazzante spettacolo che non dovrebbe neppure essere pensato. Quella terra ha bisogno di un commissario che la conosca e che sappia come muoversi: dire no a Bonaccini solo perchè è dell’area politica avversa sembra patetico.