Ieri sera il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha inasprito le misure di contenimento dichiarando la chiusura di tutte le attività commerciali del Paese non di prima necessità. Restano aperti, dunque, soltanto negozi di alimentari e farmacie. Il Presidente ha inoltre consigliato alle fabbriche la chiusura dei reparti aziendali “non indispensabili”, per tutelare quanto più possibile la salute dei lavoratori.
È innegabile, tuttavia, che gli effetti del SARS-CoV-2, dai più chiamato semplicemente “coronavirus“, sono e saranno devastanti anche a livello economico. Le conseguenze della crisi provocata da questo piccolo esserino, anche se in maniera endogena, purtroppo colpiranno tutti.
L’incertezza
Possiamo notare questi effetti dall’andamento dell’Indice di Borsa. Quest’ultimo, ci teniamo a precisarlo, dovrebbe interessare non soltanto gli analisti finanziari e gli studenti di economia, ma anche le persone comuni. Negli ultimi giorni l’indice di Piazza Affari (FTSE MIB) ha avuto un calo pazzesco, come si può vedere nel grafico.
Questo calo viene spiegato dal fatto che i grandi investitori reagiscono disinvestendo dal mercato italiano perché, come prevedibile, c’è un alone di profonda incertezza sulla futura situazione economica. In primo luogo, non si sa quanto durerà questo stallo, in secondo luogo, non è ancora chiaro – alla luce delle misure severissime nei confronti della quasi totalità delle attività commerciali – che tipo di aiuti arriveranno dall’Unione Europea.
A questi dubbi si vanno ad aggiungere tutte le problematiche dovute della chiusura di tutti gli esercizi commerciali. Bar, locali e ristoranti sono chiusi, gli hotel vuoti fino a ieri e chiusi anch’essi a partire da oggi, in un’economia che fa del turismo uno dei principali punti di forza. Le attività citate necessitano, in modo particolare, di flussi di cassa costanti ed una loro chiusura mette, anche solo di poche settimane, in forte repentaglio il loro rischio di fallimento; ne consegue la perdita di lavoro di numerosi lavoratori dipendenti, che andrebbero a loro volta a dover cercare lavoro in un contesto economico molto difficile per i disoccupati. Secondo i dati ISTAT, il tasso di disoccupazione è diminuito negli anni registrando un 7,4%, nel dicembre del 2019. Quest’ultimo è destinato ad aumentare a causa di tutte le dinamiche appena citate. Teniamo conto, inoltre, che già per gennaio 2020, quando l’emergenza coronavirus non era presente nemmeno nei nostri incubi, si era registrato un calo nel tasso di occupazione.
Se non si fosse capito, navigano in cattive acque anche gli artigiani e le piccole imprese che hanno dipendenti a carico, ma anche debiti e mutui che prevedono la restituzione di ingenti somme mensili.
Quali differenze con la crisi del 2008?
Quella del 2008 è stata una crisi finanziaria dettata, per l’appunto, da prodotti finanziari, oltre che da meccanismi molto complessi che non approfondiremo in questa sede. La crisi che sta nascendo in questi giorni, invece, è di una natura completamente diversa: essa è fortemente legata alle interruzioni di attività che per un effetto domino possono causare una crisi finanziaria. Ciò porterà diversi attori economici all’insolvenza nei confronti delle banche. Potremmo, a voler essere pessimisti, addirittura chiamarla “crisi sistemica”.
Come fermare la tragedia?
Le chiusure di tutte le attività sono certamente misure fondamentali per fermare la diffusione del virus, ma ora servono anche decreti per fermare quella che potrebbe essere una crisi epocale.
Gli investitori stanno sfiduciando le nostre aziende, facendosi prendere dal panico, scommettendo che il nostro governo e l’Europa non riescano a fare manovre che ci permettano di tamponare i danni economici di Covid-19. Gli infettivologi stessi non sanno ancora dire con certezza quanto tutto questo possa durare. Gli italiani, da buoni cittadini, hanno il dovere morale di rimanere in casa per far sì che il numero dei contagi subisca una battuta d’arresto. Ma gli enti preposti hanno il dovere di effettuare manovre concrete per cercare di controllare una situazione già di per sé precaria.
Articolo a cura di:
Umberto Stefanini
Pietro Colacicco