La sera primaverile del 6 maggio 1976, l’Orcolat, una scossa di magnitudo 6.4, fece tremare tutto il Friuli Venezia-Giulia, causando gravi danni a edifici e persone.
Con epicentro tra i comuni di Gemona e Artegna, nell’area carnica della regione, il terremoto causò 989 morti e circa 3000 feriti, oltre che 80mila sfollati.
A settembre dello stesso anno, il Friuli fu colpito da ulteriori scosse che provocarono altri ingenti danni e fecero crollare i pochi edifici rimasti in piedi dopo il precedente terremoto.
Abbiamo chiesto a varie persone, conoscenti, genitori e nonni friulani di raccontarci la loro personale esperienza, per rivivere assieme a loro quel momento così drammatico.
Anna Rita T.
«Era una serata calda, in modo anomalo. Nel corso della serata gli animali hanno cominciato ad agitarsi: cani che abbaiavano, uccelli che cantavano fortissimo, come se la natura si stesse preparando a un evento catastrofico.
Io ero bambina e a quell’ora ero nel letto, stavo per addormentarmi quando ho sentito un boato. L’ho associato subito al temporale e mi sono rifugiata sotto le coperte. Mio papà è corso a prendermi e assieme al resto del condominio ci siamo riversati tutti in strada, molti in pigiama e pronti per andare a dormire.
Ricordo molte sirene, un passare incessante di ambulanze che andavano verso nord. Mia mamma era disperata per mia nonna che abitava in uno dei paesi più colpiti.
Dal punto di vista architettonico fu veramente una catastrofe: molti emigranti che avevano tentato di accumulare risparmi per poi tornare in Friuli hanno visto la casa per cui avevano lavorato tutta la vita andare distrutta dal terremoto.
Ho l’immagine impressa di mio zio seduto su un sasso che guardava, sconsolato e senza speranze, ciò che era rimasto della sua casa, costruita dopo tanti sacrifici.»
Andrea F.
«La sera del terremoto ero con mio fratello maggiore e stavamo guardando la Tv in salotto, un film di Jerry Lewis molto divertente. All’improvviso si è spenta la Tv e la luce e tutto ha cominciato a tremare. Ho urlato molto forte dalla paura e assieme a mio fratello siamo usciti. Nostra mamma ci ha raggiunto con un record di velocità dalla messa a cui era appena andata.
Nei giorni successivi si è trasformato tutto un po’ in un gioco: avevamo montato le tende in giardino, dormivamo tutti assieme all’aperto, nonostante le scosse continuassero a farci molta paura. »
Sonia C.
«Quel giorno faceva molto molto caldo, nonostante abitassi in un paese con un clima abbastanza mite. Durante il giorno stavo giocando con mia sorella nel cortile. Mia sorella era solita a spostare il divano vicino alla Tv per guardare insieme il film “Le 12 sedie”.
Quel giorno c’era molto silenzio, in modo anomalo. Abbiamo inizialmente sentito un boato preparatorio, seguito dalla prima scossa di terremoto.
Mia mamma ha preso me e mia sorella e siamo corse in strada. Io mi sono ritrovata nel buio completo, abbracciata a un vicino di casa e niente mi faceva sentire al riparo, anche la strada si muoveva.
Alcune persone erano rimaste traumatizzate, spaventate da ogni rumore.»
Dori M.
«Ero andata a una riunione per organizzare il centro estivo della parrocchia. Ad un certo punto si è sentito un boato e un gran trambusto: tutti si sono spaventati e hanno cominciato a scappare. Sono corsa velocissima verso casa e ho trovato i miei due figli molto spaventati. Il primo giorno abbiamo dormito in macchina. Mio figlio più grande era a vedere uno spettacolo teatrale e ho chiesto a un mio conoscente di andare a vedere come stava, ero molto preoccupata.
Nei giorni seguenti abbiamo cominciato a vedere immagini spaventose ai telegiornali. Avevamo molta paura e per molto tempo abbiamo dormito e vissuto fuori casa, in giardino.
Mio figlio più grande era poi andato ad aiutare le famiglie dei paesi più colpiti.
La seconda scossa di settembre era stata molto forte e ci siamo nuovamente spaventati molto. Pian piano ci siamo rassicurati e tranquillizzati, ma ci è voluto molto tempo. »
Bruno B.
«Ho 95 anni ma ricordo molto bene i fatti del 6 maggio 1976, del terremoto in Friuli.
Quella sera stavo cenando con mia moglie e i ragazzi e all’improvviso il lampadario ha cominciato a tremare. Ho subito capito che fosse il terremoto e ho detto a tutti di scappare.
Nel giardino c’era un dondolo che oscillava in modo impressionante. Le scosse poi sono finite. Con i ragazzi abbiamo montato una tenda da campeggio dove poi abbiamo dormito.
In quel momento sono riuscito a non agitarmi e ad agire con calma e sangue freddo, nonostante la grande paura.»
Elisabetta R.
«Abitavo in provincia di Treviso quindi per fortuna non abbiamo avuto molti danni. Ricordo quella sera in modo molto vivido. Avevo 6 anni e dopo cena stavamo guardando Carosello, quando all’improvviso io e i miei genitori abbiamo sentito una forte scossa e siamo corsi giù per le scale per scappare in giardino. Ricordandola, sembra una scena di un quadro caravaggesco, estremamente drammatica e tragica.»
Maria Pia
«Quando è arrivato il terremoto siamo scappati all’esterno. Ero talmente terrorizzata che dopo un po’ mi sono accorta che tenevo ancora in mano la forchetta dalla cena. Dato che mio papà era stato operatore sanitario era stato chiamato per dare una mano ai feriti e agli sfollati, e non lo abbiamo visto per un’intera settimana.»