Contrariamente a quanto spesso lamentiamo questa settimana la politica ha dibattuto su due temi ambientali rilevanti. E non perchè Ultima Generazione abbia colpito un’altra volta, ma perchè sono stati varati due provvedimenti diversi che affrontano, in modo opposto, la questione del cambiamento climatico: uno dal governo italiano e uno dalla commissioni trasporti del Parlamento europeo. Vediamo insieme di cosa si tratta.
Temi ambientali: la carne sintetica in Italia non la vedremo
Saranno disperati i vegani, festeggeranno i “carnivori” ma tant’è: il governo Meloni ha deciso di proibire le carni sintetiche in Italia. Tutto comprensibile e plausibile considerando il ministero per ls sovranità alimentare su cui tanto si è discusso lo scorso anno.
Tuttavia la messa al bando delle carni sintetiche non tiene conto di diversi aspetti che, fra alcuni anni, potrebbero essere rilevanti. A parte i temi ambientali legati alla produzione intensiva di carne, c’è l’aspetto concorrenziale da tenere monitorato. Mentre l’Italia proibisce questa tipologia di alimento, nel resto del mondo la ricerca continuerà a fare passi avanti arrivando a porre un divario tecnologico fra il nostro Paese e gli altri. È banale ricordarlo ma il progresso non si ferma perchè un Paese lo proibisce: gli effetti si vedranno quando dovremo importare il prodotto perchè non avremo investito in ricerca.
I temi ambientali legati alla produzione massiva di carne non si possono eludere: ci sono e cercare nuove forme proteiche non può fare che bene alla nostra sopravvivenza. La differenza semmai è fra proibire e regolamentare. Non è possibile consentire la confusione fra carne animale e carne sintetica? Un concerto su cui si può essere d’accordo ma non lo si rispetta vietando la carne sintetica.
Sarebbe stato sicuramente meno roboante ma, una regolamentazione sulla trasparenza sull’informazione al consumatore, avrebbe tenuto insieme capra e cavolo consentendo la sperimentazione e il commercio di carni sintetiche avvisando l’acquirente delle caratteristiche.
Non si violerebbe il pregio della Chianina se il consumatore avesse gli elementi per distinguerla dalla bistecca fatta in laboratorio. Sarebbe salvaguardato il made in Italy aprendo, nel frattempo, ad un’alternativa alimentare che in futuro potrebbe esserci molto utile.
Temi ambientali: colonnine di ricarica elettrica ogni 100Km entra tre anni
Se in Italia combattiamo il progresso dal Parlamento europeo arriva una novità con cui il governo dovrà fare i conti, e nel vero senso della parola. Entro il 2026 ci dovranno essere punti di ricarica elettrica ogni cento chilometri. Un provvedimento in vista dello stop della produzione di motori termici fissato per il 2035.
Due temi concatenati e per i quali servirebbero denari che si spera prima o poi qualcuno inizierà a chiedere all’Unione Europea. Immaginare infatti di installare colonnine per la ricarica elettrica ogni cento chilometri da soli è utopistico. Ci sono una serie di questioni da approfondire e sviscerare come ad esempio: la varietà morfologica del nostro Paese fatto di grandi città ma anche di migliaia di piccoli paesini nei quali, l’installazione di distributori di elettricità, potrebbe essere complicata.
Tre anni a partire da oggi è un tempo impossibile da rispettare: o si apre una strada ad una possibile proroga come sta succedendo per la scadenza del 2035, oppure fallirà l’obbiettivo.