La principale battaglia del Movimento Cinque Stelle ha centrato l’obbiettivo ma serve tempo perché sia attuabile
Da quanto tempo il taglio dei parlamentari è un obiettivo mirato da molti? Spesso è stato annoverato fra gli slogan per un facile consenso, ma oggi possiamo dire che una famosa promessa tramandata nel tempo è diventata realtà.
Con 553 voti a favore la Camera dei Deputati ha dato il via libera al taglio di 345 parlamentari fra deputati e senatori.
Dalle prossime elezioni politiche infatti saranno eletti 400 deputati e 200 senatori che andranno a comporre le rispettive assemblee. Non saranno toccati i senatori a vita, nominati dal Presidente della Repubblica, che si andranno ad aggiungere per un massimo di cinque ai 200 eletti.
Una riforma costituzionale precisa, circostanziata, portata a casa senza stracciamenti di vesti, di cui il Movimento Cinque Stelle può andare fiero.
I festeggiamenti però dureranno poco: il Partito Democratico, per il proprio unico voto a favore, ha infatti posto condizioni chiare. La prima è mettere subito in cantiere una legge elettorale che garantisca la rappresentanza. Avendo ridotto la possibilità di elezione, dal PD chiedono una legge elettorale proporzionale.
Ci sono altre tre misure di contrappeso proposte dagli alleati di governo. La prima tende a modificare la base di elezione del Senato: si vorebbe non eleggerlo più su base regionale. La seconda modifica la platea per l’elezione del Presidente della Repubblica riducendo i delegati regionali che si uniscono al Parlamento in seduta comune. La terza vuole abbassare a diciotto anni l’età per gli elettori del Senato. Attualmente è fissata a 25 anni.
Non possiamo essere però troppo entusiasti di un taglio dei parlamentari che manca di alcuni dettagli. Ad esempio: perché i contrappesi vengono definiti dopo l’approvazione della riforma? Questo significa avviare altri percorsi per approvare modifiche costituzionali complementari a quella sul taglio dei parlamentari.
Si parla appunto di sistema democratico. Un “sistema” è qualcosa di organico che se modificato, deve essere coerentemente allineato. È difficile immaginare un qualsiasi sistema modificato un po’ oggi e un po’ domani. Il rischio è quello di non avere nell’immediato un sistema democratico pronto a sopportare stress.
Il governo giallo-rosso infatti è costretto a durare molto tempo per completare la riforma del sistema adesso mozzo. Questo è quanto afferma Emma Bonino di +Europa: unica forza politica ad opporsi al taglio dei parlamentari. Non perché sia contraria alla riduzione, spiega in un’intervista all’inkiesta.it: ma per il senso che questa riforma attribuisce al Parlamento: “un puro centro di spesa”.
Bisognerà comunque attendere tre mesi per l’entrata in vigore della riforma. Deve trascorrere il tempo durante il quale sarà possibile chiedere il referendum confermativo.
Su questo si è già espresso il nuovo soggetto politico di Matteo Renzi Italia Viva. Proveranno a raccogliere le 500.000 firme necessarie a richiedere la consultazione popolare.
Chi riteneva necessario il taglio del numero dei parlamentari può sicuramente festeggiare. È però ancora lontano l’incastro della riforma nel sistema democratico.