Gli studenti stanchi di essere pedine decidono di alzare la voce e mandare un messaggio alla politica
Che la scuola sia la cenerentola italiana in fondo lo abbiamo sempre saputo. E nel 2020 ne abbiamo avuto la prova definitiva, quella regina che lascia l’imputato senza nessun appiglio di difesa. La prima attività a chiudere e la prima a non riaprire sballottando gli studenti fra rimpalli istituzionali.
Anche all’inizio del 2021 la scuola sembra ricevere lo stesso trattamento. Ma questa volta però ha un ottimo avvocato: gli studenti che hanno deciso di dire basta alla loro invisibilità. Ci sono, esistono e saranno i cittadini del futuro.
No: niente di più sbagliato. Sono i cittadini del presente e sono quelli più maltrattati dalla politica.
Così hanno deciso di farsi sentire. “Ci siamo anche noi” dicono con lo sciopero di oggi: la dissertazione dalla DAD e dalle lezioni in presenza laddove è possibile perché le Regioni hanno dato il via. Però non basta, fanno di più. La rete degli studenti medi scrive un documento nel quale chiede alla politica di considerare gli studenti, di parlargli e di confrontarsi con loro sul percorso migliore da intraprendere. Non sostengono solo la necessità di tornare in classe, lamentano un disinteresse generale per la scuola che ha portato a doverla chiudere.
Fra le righe del documento si legge però il messaggio più importante: la scuola è formata da persone con idee e valori che è necessario ascoltare. Gli studenti sono una categoria sociale come le altre, degna di un confronto con la politica e con chi ha il compito di governare la situazione.
Un messaggio indubbiamente importante mandato alla politica nel preciso istante in cui sembra concentrata solo su sé stessa, dedita a litigare e rimbrottarsi alimentando incertezza. Invece la scuola chiede risposte concrete e conseguenti alle prescrizioni dei tecnici. Chiede un ripensamento generale tenendo conto delle nuove esigenze.
Sì perché, è vero che ci troviamo in emergenza ma la politica deve porre un limite alle circostanze considerabili come emergenziali. La scuola chiusa a marzo aveva un senso. La scuola “smarmittata” di oggi non ce l’ha più. Dopo che per mesi la politica si è raccontata come intervenire per una ripresa della scuola in sicurezza.
Gli studenti vogliono contare invece di essere rilegati a pedine da muovere per un disegno strategico a loro non raccontato. Vogliono sapere e soprattutto aiutare nella pianificazione di una strategia. E come dargli torto visto che il governo ha dimostrato di non sapere neanche che il sabato è un giorno di lezione per la stragrande maggioranza della popolazione scolastica.
La cenerentola italiana sembra così aver trovato i suoi principi. Da vedere però se sarà permesso loro di trasformare una zucca malconcia nella carrozza del futuro.
Federico Feliziani
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