Benvenuti ad un nuovo appuntamento con RecenSara, la rubrica di cinema a base di recensioni che esplora il mondo delle piattaforme streaming alla ricerca di prodotti, vecchi e nuovi, da consigliarvi (o sconsigliarvi).
I voti sul profilo Instagram di Borderlain hanno decretato il vincitore. La protagonista della recensione di questa settimana è “Strappare lungo i bordi“, la nuova serie animata creata da Zerocalcare, nome d’arte del fumettista Michele Rach.
In viaggio verso Biella insieme agli amici di sempre, Zero ricorda e riflette su episodi della sua vita attraverso flussi di coscienza ricchi di “prese a male”, accompagnati dall’immancabile Armadillo, figurazione della coscienza di Zero.
Zerocalcare ha sfornato una perla rara e Netflix Italia fa centro con una produzione originale. Le aspettative erano alte, è vero, ma sono state soddisfatte pienamente e Michele Rach si è confermato un’artista di talento e un bravissimo narratore. Ma andiamo con ordine.
ATTENZIONE: ecco il solito disclaimer per la questione spoiler che potrebbero essere contenuti all’interno dell’articolo.
Un lungo flusso di coscienza
“Strappare lungo i bordi” si presenta come un lunghissimo flusso di coscienza dove Zero, narratore e protagonista, si rivolge allo spettatore e lo guida all’interno dei suoi pensieri, attraverso i suoi ricordi e le sue riflessioni. Un mix di flashback, trip mentali, prese a male, lagne e lamenti tenuto insieme da una narrazione orizzontale che prosegue piano piano, episodio dopo episodio, dove il nostro Zero, in compagnia di Sarah e Secco, gli amici di sempre, si reca a Biella.
La struttura della serie funziona in maniera eccellente (soprattutto per il binge watching) e, nonostante i continui salti temporali, lo spettatore riesce perfettamente a seguire la storia, riuscendosi a sintonizzare sul ritmo incalzante tipico di Zerocalcare, che appieno riesce a replicare la velocità del flusso di pensieri che chiunque compie, ogni giorno.
Nei voli pindarici di Zero non può ovviamente mancare l‘Armadillo, rappresentazione fisica della coscienza di Zero, inaffidabile consigliere e innesco di interminabili viaggi mentali portano Zero a mettersi sempre in discussione.
Perché strappare lungo i bordi?
Una dei punti di forza di Zerocalcare è sicuramente la capacità di analisi dei comportamenti dell’essere umano partendo da episodi della sua vita quotidiana. Così il ricordo del primo incontro con l’amica Alice è l’opportunità per snocciolare la metafora che dà anche il titolo alla serie. Strappare lungo i bordi è l‘approccio alla vita di ogni essere umano (con una piccola strizzata d’occhio a millenials), impegnato a seguire la linea tratteggiata di una figura di cui neanche si conosce la forma.
Si può strappare seguendo perfettamente le linee o andare troppo di fretta e uscire dai bordi, l’importante è rendersi conto di essere tutti nella stessa situazione, impegnati a seguire il nostro percorso con le nostro difficoltà, le nostre insicurezze e le nostre paranoie.
Dal fumetto all’animazione
Sicuramente la scelta di passare dal formato fumetto al formato serie animata Zerocalcare non deve averla presa a cuor leggero. In un’intervista ha dichiarato che ad attirarlo dell’animazione era la possibilità di raccontare in maniera ancora più sensoriale le sue storie. Solo una cosa si può dire: funziona. Soprattutto se si considerano i miglioramenti tecnici fatti da “Rebibbia Quarantine“, serie di mini episodi presentati al programma “Propaganda Live” in cui Zero si lancia in analisi dei comportamenti delle persone durante la Quarantena, sempre con quell’atmosfera cinica che fa ridere e riflettere contemporaneamente. “Strappare lungo i bordi” alza ovviamente il livello dal punto di vista della qualità dell’animazione, di cui si è occupata la Movimenti Production sotto la supervisione di Michele Rach.
Il risultato è un prodotto che non tradisce lo stile di Zerocalcare, nonostante la collaborazione con un vero e proprio studio. La sua anima, il suo tocco e la sua firma si percepiscono in ogni singola scena, in ogni singola inquadratura.
Il doppiaggio
Zerocalcare doppia tutti i suoi personaggi. Tutti tranne uno. La scelta è sicuramente molto coraggiosa, soprattutto considerando che Zerocalcare di professione fa il disegnatore e non il doppiatore. Il salto nel vuoto però viene abbondantemente ricompensato. Anche qui “Rebibbia Quarantine” aveva permesso a Michele Rach di tastare il terreno e verificare che il suo stile di doppiaggio piacesse alla gente. Il risultato è esilarante. Sembra che Zerocalcare sia seduto di fronte a te e ti stia raccontando cosa gli è successo l’altro giorno mentre era al cinema con tanto di voci e interpretazione. A rendere il tutto ancora più esilarante ci pensa l’accento romanaccio di Michele Rach.
Abbiamo detto che Zerocalcare dà la voce a tutti i suoi personaggi tranne uno: l’Armadillo, la cui voce è di Valerio Mastandrea, che riprende il ruolo dopo il film “La profezia dell’Armadillo“. L’attore, e non doppiatore, riesce perfettamente a fare da controparte a Zerocalcare, anche lui con il suo romanaccio, anche lui con un linguaggio colorito e diretto.
Bravo, sei un grande. Sei cintura nera de come se schiva la vita. Quinto Dan. (L’Armadillo a Zero, “Strappare lungo i bordi)
“Strappare lungo i bordi” è senza ombra di dubbio il miglior prodotto italiano realizzato da Netflix, dalle potenzialità narrative (ed economiche) infinite. Complimenti a Zerocalcare per il bellissimo lavoro e complimenti a Netflix per il coraggio.
Voto: 4,5/5
Come sempre RecenSara torna lunedì prossimo con una nuova recensione. Andate a votare sul profilo Instagram di Borderlain su cosa vorreste la prossima recensione. Alla prossima!