È tornato prepotentemente in primo piano il caso di Aboubakar Soumahoro, il deputato di Verdi e Sinistra disconosciuto dopo l’inchiesta sulle cooperative gestite dalla moglie e dalla suocera.
Caso Soumahoro: il segno di una politica gassosa
Ne abbiamo già parlato ma il caso politico che coinvolge l’onorevole Soumahoro è tornato a farsi sentire dopo che il deputato, sospeso da Verdi e Sinistra, ha deciso di restare in Parlamento come membro del gruppo Misto.
Quello che ha coinvolto Aboubakar Soumahoro è un caso tutto politico che chiama in causa un principio poco citato in Italia, ovvero l’opportunità politica. Spesso i casi che coinvolgono esponenti politici vengono valutati secondo due teorie: giustizialismo contro garantismo che ingaggiando polemiche sull’atteggiamento da tenere. Soumahoro però si differenzia dagli scandali che siamo abituati a raccontare.
L’onorevole infatti non è coinvolto direttamente nell’inchiesta ma è toccato politicamente in quanto rappresentante dei braccianti e delle condizioni dei migranti: proprio gli utenti di cui si occupano le cooperative gestite dalla suocera.
Della reazione di Soumahoro sorprende come non si renda conto dell’aspetto di opportunità politica che attiene alla vicenda. Lo dimostrano le richieste di solidarietà più volte avanzate ma mai soddisfatte dai leader di Verdi e Sinistra. Che il dubbio non lo sfiori ce lo conferma ancora una volta con la scelta, in polemica con l’ex gruppo parlamentare, di non dimettersi da deputato.
La vicenda di Soumahoro dimostra però anche la scarsa capacità delle forze politiche di scegliere i propri rappresentanti. La candidatura di Aboubakar Soumahoro ha infatti più le sembianze di una scelta acchiappa voti piuttosto che una scelta profonda di Verdi e Sinistra.
Una questione che con il passare del tempo si acuisce sempre di più: la teoria sulla liquefazione delle strutture politiche non sembra neanche più attuale, siamo oltre: al punto di selezionare i rappresentanti dal divano di casa per la loro forza telegenica.
SPID: mentre il governo ne riduce l’utilizzo, il PD lo userà per votare alle primarie
Pare una novità assoluta il compromesso uscito dal confronto fra Bonaccini e Schlein sulla modalità di voto alle primarie del Partito Democratico.
È stata Elly Schlein a lanciare l’idea delle primarie online per venire in contro ai fuori sede e per andare incontro alle giovani generazioni; proposta stoppata subito da Stefano Bonaccini secondo cui la modalità avrebbe portato solo confusione.
A mediare fra le due posizioni ci ha pensato il segretario Letta che ha proposto il voto tramite SPID solo per gli elettori isolati, ammalati o con disabilità. Una parziale sconfitta per Schlein che però introduce una vera novità per la politica italiana: l’impiego dell’identità digitale per partecipare ad un appuntamento interno ad un partito politico.
Una scelta che forse potrebbe essere la prima vera manifestazione di opposizione. Mentre il governo lavora alla riduzione dell’utilizzo dello SPID, una parte politica dimostra come invece l’identità digitale rappresenti una risorsa alquanto interessante.