Un uomo dal quoziente intellettivo sopra la media, con uno sguardo acuto e penetrante e conoscitore di “ogni particolare di tutti i misfatti più orrendi perpetrati” nel suo secolo. È Sherlock Holmes, il detective nato nel 1887 dalla penna dello scrittore scozzese Arthur Conan Doyle e comparso in 4 romanzi e ben 56 racconti.
Dal suo alloggio londinese al 221B di Baker Street, dove ora sorge un museo dedicato, Holmes è diventato una delle più importanti figure della letteratura britannica tanto da essere uno dei personaggi più rappresentati sul grande e piccolo schermo, con oltre 200 apparizioni diverse.
Per celebrare uno degli investigatori privati più celebri di tutti i tempi e una delle figure inglesi che hanno fatto la storia della letteratura internazionale, in occasione dello Sherlock Holmes Day del 22 maggio, Cambridge Assessment English, che da oltre 80 anni opera come ente certificatore della lingua inglese nel nostro paese, condivide 8 parole inglesi legate al mondo di Sherlock Holmes e dell’investigazione che vengono usate anche in italiano e altrettante curiosità.
Detective
Utilizzata anche in italiano come sinonimo di “investigatore”, la parola inglese “detective” deriva dal verbo “to detect”, ossia rivelare, individuare, scoprire. Il termine, abbreviazione di “detective policeman”, nacque come aggettivo, ma iniziò a diffondersi come sostantivo intorno alla metà del 1800. L’aspetto più curioso legato al personaggio di Sherlock Holmes è che, per creare il personaggio, Arthur Conan Doyle non si ispirò a un “detective policeman”, ma al dottor Joseph Bell, medico e professore dell’Università di Edimburgo in grado di fare diagnosi precisissime con una sola occhiata.
Flashback
Nata dall’unione dei termini “flash” e “back” per indicare una sorta di ritorno di fiamma nei motori e nelle fornaci, la parola “flashback” si è diffusa tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento con un significato completamente diverso. Usato anche in italiano, dalla cinematografia alla letteratura, il termine indica infatti una struttura narrativa dove si assiste all’interruzione degli eventi presenti in favore di rievocazioni del passato e ricordi. Nei gialli questo stratagemma ricorre moltissime volte e tra le storie di Arthur Conan Doyle viene utilizzato in Uno studio in rosso, il primo romanzo della serie, e ne Il mastino dei Baskerville, da molti considerata una delle più belle indagini di Sherlock Holmes.
Badge
Il “badge”, in generale, è un tesserino identificativo, ma nel mondo dell’investigazione indica in particolare il distintivo. Derivato dalla parola latina bagis, ossia “emblema”, poi trasformata nella lingua anglo-fracese in “bage”, il termine viene usato fin dal Medioevo per indicare i distintivi o le spille in metallo che venivano indossate dai pellegrini o dai cavalieri per dimostrare le proprie alleanze o preferenze politiche. Oggi uno dei badge più famosi legati al mondo dell’investigatore di Baker Street è quello della Sherlock Holmes Society, un club letterario e culturale con sede a Londra e dedicato agli appassionati.
Cold case
“Cold case” in italiano si può tradurre con “analisi dei casi a pista fredda” e indica un’indagine relativa a un caso rimasto irrisolto e per il quale non solo vengono riaperti archivi e fascicoli, ma vengono anche raccolte nuove prove e testimonianze. Il termine, che dà il nome anche a una celebre serie televisiva statunitense, non compare mai nei romanzi di Arthur Conan Doyle, ma si collega ugualmente al mondo di Sherlock Holmes grazie al film del 2015 Mr. Holmes, dove il detective, ormai novantenne e per l’occasione interpretato da Ian McKellen, è alle prese con un caso rimasto irrisolto.
Scotland Yard
Scotland Yard è l’edificio sede del Metropolitan Police Service londinese, ma viene spesso usato come metonimia per riferirsi all’intero corpo di polizia. Il nome sembra derivare dalla sua sede originale, sorta nel 1829 e un tempo collocata sulla Great Scotland Yard, una strada laterale della capitale e luogo di soggiorno dell’ambasciatore e del sovrano scozzese prima dell’annessione al Regno Unito. Il collegamento con il mondo dell’investigazione è abbastanza ovvio, ma non tutti sanno che Scotland Yard oggi rende omaggio alle storie di Arthur Conan Doyle in due modi: attraverso il suo database criminale chiamato Home Office Large Major Enquiry System (HOLMES) e attraverso il programma di allenamento del corpo di polizia battezzato “Elementary”.
Villain
Il termine “villain”, usato in Italia soprattutto nel mondo del cinema e delle serie televisive, è un falso amico, ossia una parola che, pur ricordandone una della nostra lingua, ha un significato completamente diverso. “Villain”, infatti, non si traduce con “villano”, ma con “cattivo” e in generale, nei romanzi e nei film, indica il nemico. La somiglianza tra i due termini non è casuale: entrambi, infatti, derivano dal latino “villanus”, ma in inglese la parola si è evoluta verso un concetto più astratto, opponendo il legame con la terra allo status di cavaliere e affiancandola quindi all’assenza di buone intenzioni e cavalleria. Entrata nel linguaggio letterario a partire dagli anni Venti dell’Ottocento, la parola prende vita nei romanzi di Sherlock Holmes con la figura del Professor Moriarty, antagonista per eccellenza del detective londinese.
Trivial
Derivata dal latino trivialis (comune, grossolano), la parola inglese “trivial” si usa per indicare qualcosa di banale, di poca importanza o poco valore, ma oggi è spesso considerata un termine aulico, utilizzato in contesti formali o per sottolineare le proprie doti intellettuali. Sherlock Holmes lo inserisce più di una volta nelle sue frasi, ma uno degli esempi più noti è quello legato al racconto L’avventura dei sei Napoleoni, un passaggio che riassume perfettamente la mentalità investigativa del detective: “I dare call nothing trivial when I reflect that some of my most classic cases have had the least promising commencement”. Oggi il termine “trivial” è entrato nella cultura popolare italiana grazie al celebre gioco da tavolo canadese.
Puzzle
Un “puzzle” è un enigma, un problema, una situazione molto complessa da risolvere e la parola viene usata molto spesso nel mondo dell’investigazione. Il termine deriva dall’antico francese aposer (lasciare perplesso) ed entrò nel vocabolario inglese come verbo verso la fine del Sedicesimo secolo, trasformandosi poi in “pose”, a sua volta modificato in “pusle” e, infine, “puzzle”. Oggi, in Italia, la parola indica il gioco da tavolo nel quale far combaciare ogni pezzo per poi creare un disegno, ma, anche se il termine arriva direttamente dall’inglese, Oltremanica il gioco ha un nome un po’ più lungo: jigsaw puzzle, dove “jigsaw” sta per “sega” o, meglio, l’archetto da traforo, lo strumento utilizzato in passato per tagliare i vari pezzi.