Sguardi sull’acqua (edizioni Pendragon, 2013) è il primo romanzo di Elisabetta Calzolari ambientato a Bologna ai tempi della Resistenza. Le sue pagine sono un vero tuffo nelle acque torbide del passato che, soprattuto di questi tempi, deve riemergere per poter essere raccontato.
“[…] l’acqua del canale continuava a scorrere immutata, le rive erano ferite aperte, poche le lavandaie rimaste a fare il bucato solo per i tedeschi e i ricchi fascisti.”
La narrazione corale
Sguardi sull’acqua ai tempi della Resistenza ripropone la quotidianità dei protagonisti le cui vite sono intrecciate l’una all’altra in relazioni famigliari o di amicizia. In ogni pagina l’autrice ne ripercorre le paure più profonde, i respiri trattenuti, la stanchezza per la continua allerta. Così scorrono le loro esistenze, proprio come le acque del canale di Reno, motivo conduttore dell’intera narrazione. Qui le lavandaie donano inconsapevolmente una parvenza di normalità ai pochi cittadini rimasti in città durante la guerra. Le si immagina inginocchiate con le braccia immerse nell’acqua, le mani addolorate per i reumatismi, la mente alle poche fortunate salvatesi da quella vita infelice. I mariti violenti e le serate nelle osterie in cui potevano entrare a causa delle cosce scoperte per lavorare…
“I panni sporchi si lavano in casa… e nel canale!”
Testimonianza e percezioni
Sguardi sull’acqua è un’opera di fantasia tinta di verità storiche e famigliari. Per ottenerle l’autrice è ricorsa allo studio e ai ricordi della nonna, spesso raccontati durante la propria infanzia. In epoca recente, invece, si è appoggiata alla testimonianza materna, centellinata a causa delle ferite ancora aperte tenute in silenzioso e accolte al momento giusto. E’ considerevole la capacità dell’autrice di far sentire al lettore un senso di scampato pericolo per essere nato in un’epoca diversa. Addirittura, leggendo il terrore dei partigiani tanto ci si immerge nella loro mente che si soffre insieme con l’animo turbato a distanza di anni. L’oblio sembra inghiottire lo storico finale, l’arrivo degli Americani, la liberazione dell’Italia, la prosperità del boom economico, l’essere divenuti loro stessi Storia.
Tracce del nostro passato
Il passato è diventato così in fretta presente che i panni della libertà devono essere riadattati al nostro tempo per essere indossati. Solo così smetteremo di regalare finto moralismo alla Resistenza e tramanderemo solo fatti realmente accaduti, trattati da chi la guerra l’ha vissuta sulla propria pelle. Il vero fascismo e la vera Resistenza hanno lasciato strascichi che difficilmente possono essere dimenticati. Come il divieto di utilizzare il rosso, il vuoto dei monumenti nascosti, il coraggio di morire per ideali, le fucilazioni dove ora sorgono corone d’alloro.
“– In piazza le donne stanno portando le fotografie dei caduti e le attaccano sulla parete del Palazzo Comunale, dove i fascisti hanno fucilato i partigiani…”
Il valore della libertà
Alle ultime pagine di Sguardi sull’acqua, sono diventata una spettatrice emozionata della liberazione della mia Bologna. Ho visto i carri armati tanto attesi entrare in San Vitale e seguito la gente nelle strade a cuor leggero. Ho ascoltato i passi sotto i portici, gli applausi, le campane, la gioia dei partigiani affacciati vittoriosi sul davanzale del Comune. Per non parlare dell’emozione per una piazza Maggiore gremita di volontà di ricominciare e lasciarsi alle spalle anni bui. Anni pieni di soprusi ma pieni di speranza di vivere una vita senza costrizioni, creando una legge super partes che giudicasse universalmente e legittimamente. Fondando una repubblica fatta di persone, non bestie; civili, non soldati; penne, non fucili; vita, non morte; non più sguardi sull’acqua ai tempi della Resistenza, ma occhi rivolti al futuro e alla libertà davanti a sé. Libertà, libertà e ancora libertà.
“Quando il Gigante rivedrà la luce, non ci saranno più né Hiltler né il Duce!”
Carlotta Cuppini