Se io avessi previsto tutto questo
Cronache di un BL

Se io avessi previsto tutto questo. La mia moderna “Avvelenata”

Tempo di lettura: 3 minuti

Tutto è cominciato da un “Isa vuoi farlo tu il Cronache di un BL di questo mese?”. Da lì mille dubbi e pensieri per giorni mi hanno offuscato la vista. È anche ritornata a galla quella vocina assillante e perfida che non ha fatto altro che ripetermi “ma tu non hai niente da raccontare, non hai combinato ancora niente nella tua vita che non sia andare nel panico per qualsiasi cavolata”. Ma non sono qui oggi per piangermi addosso, bensì per cercare di porre le basi di una nuova me.

Una me che non vuole più imporsi pressioni per il fatto di non aver raggiunto questo o quel traguardo, perché ognuno ha il suo background, i propri macigni da portare sulle spalle e le proprie tempistiche.

La sensazione però è quella che non ci sia più niente in cui sperare. Perché è facile dire che se il mondo non va bene allora lo possiamo cambiare, ma ci vuole anche il contesto giusto. A volte sembra quasi di non avere il pieno potere per decidere sulla propria vita e ci si lascia animare dall’indecisione. Un po’ quello che sta succedendo a me in quest’ultimo periodo, ma che deriva irrimediabilmente da forse l’unica grande decisione che io abbia preso nella mia vita adulta: studiare al DAMS. È stata sicuramente una scelta fatta ascoltando il cuore, perché d’altronde il cinema è l’unico mondo in cui mi sono sentita sempre al sicuro… e lo è tutt’ora.

Spesso però le ambizioni non trovano una corrispondenza effettiva nel mondo reale e in un paese in cui il settore della cultura è l’ultima ruota del carro non è affatto facile. In certi contesti bisogna sapere emergere in qualche modo, farsi vedere e avere tanto ma tanto coraggio nel lanciarsi e nel proporsi. Tutti requisiti che sto ancora cercando di sviluppare, ma che sento molto lontani da me.

S’io avessi previsto tutto questo, direbbe il buon maestro del cantautorato, farei davvero le stesse scelte? Perché sebbene studiare arte, cinema e la loro valorizzazione mi abbia profondamente arricchito da un punto di vista culturale, è anche vero che mi ritrovo sulla soglia dei 26 anni chiedendomi: ma dove ho sbagliato? Davvero non esiste un posto per me in questo mondo o se esiste lo devo creare a mia immagine e somiglianza?

Arrivata a questo punto e ricompensata solamente da esperienze pseudoformative – meglio riconosciute come lavoro aggratis – non dico di aver perso completamente fiducia nel mondo del lavoro, ma ci siamo quasi. Il fatto è che vorrei fare tante cose, ma non riesco a farne nemmeno una. E sia chiaro, non tutto dipende da fattori esterni, sono io la prima a frenarmi per paura di essere delusa o di non essere considerata all’altezza.

E allora che fare? In una società che spinge ad avere tutto io mi sento di desiderare sempre meno.  Ed è difficile fare i conti con le opinioni delle persone che ti guardano storto se esprimi indecisione su quello che vuoi fare. Ma è davvero così scontato saperlo? Davvero tutti nascono con una vocazione? In Italia, durante un pandemia globale è davvero possibile porsi degli obiettivi? Davvero qualcuno riesce a vedere un futuro limpido e sereno in questa crisi?  Beh complimenti, svelatemi il vostro segreto (e non ditemi che è la meditazione altrimenti davvero “no Maria, io esco“).

Ti dicono di non perdere le speranze e continuare a provare, e allora mandi curriculum come se piovessero e le poche volte in cui qualcuno si degna di rispondere, quello che all’inizio sembra un barlume di interesse si tramuta in uno sterile “le faremo sapere”. Poi tutto tace ed iniziano i cattivi pensieri. Quelli che ti svegliano nel mezzo della notte e col cavolo che ti fanno riaddormentare serenamente.

 

Sembra allora che non ci sia alternativa al ricominciarsi, o nel mio caso al cominciarsi ex novo. Perché dopo tutti questi “no” non mi sento quasi più artefice del mio destino. Sono troppe le complicazioni, i bocconi amari da mandar giù. Nel frattempo il tempo sfugge, il nulla scorre. Tutto gira intorno e mi distrugge lasciandomi in corpo solo polvere e ruggine. Ascolto le storie degli altri e sembra che la vita vada avanti solo per loro ma non è così scontato, a volte è solo un’apparenza. Perché se c’è una cosa che la quarantena ci ha insegnato è che siamo tutti sulla stessa barca, o almeno noi della mia “generazione di sconvolti” .

E allora perché negarsi di studiare quello che si ama in vista di un futuro che è tutto meno che certo? Non ne vale la pena e riprendendo i versi di Guccini posso solo affermare che se io avessi previsto tutto questo forse farei lo stesso.

Ora si va. Dove non si sa, ma da qualche parte si arriverà. Senza rimpianti e coerente con le scelte della me di ormai sette anni fa, per cercare di renderla orgogliosa della persona che diventerà.

Isabella Calderoni
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Isabella Calderoni
Bolognesità doc, garbo e pazienza caratterizzano Isabella since 1994. Ex-studiosa di cinema e di nuovi media, sogna di realizzare documentari con filmati d'archivio in maniera indipendente.