Una fine d’anno movimentata per la maggioranza alle prese con l’approvazione della legge di bilancio in extremis. Ma è un fine 2022 tormentato anche per la scuola dopo che, il ministro Valditara, ha emesso una circolare con cui vieta l’utilizzo dei cellulari in classe.
A scuola senza cellulare: una politica non dannosa ma stupida.
Esistono le politiche dannose e quelle stupide: quelle che danno solo da fare senza produrre un beneficio reale. È il caso della circolare del ministro Valditara che vieta i cellulari a scuola per ridurre la deconcentrazione, ridurre gli abusi e in segno di rispetto verso l’insegnante.
Un provvedimento inutile che suona d’altri tempi. Pensare che nel 2023 si possano vietare i cellulari a scuola è come pensare di riportare in voga il calamaio e l’inchiostro. Un determinismo tecnologico di cui sinceramente non se ne sentiva la mancanza.
Proibire qualcosa significa aumentarne il desiderio, oltre che -nel caso specifico- aggiungere un’incombenza al personale docente che dovrà anche preoccuparsi di requisire i cellulari agli studenti. Un’incombenza che oltretutto la scuola ignora dal 2007: anno in cui è entrata in vigore la norma che oggi Valditara promuove come panacea di molti disagi.
Una misura non dannosa bensì stupida che non considera come vada fatto un lavoro diverso, che educhi alla tecnologia anziché ignorarla. Anche perché lo smartphone potrebbe essere uno strumento scolastico prezioso se solo si volesse fare quella rivoluzione tecnologica che la scuola attende da tempo.
Quella di Valditara è la politica del semplicismo: rispondere a problemi complessi con misure che producono solo chiasso. Una politica che dimostra di non conoscere ciò che vorrebbe amministrare.
Legge di bilancio: Meloni rischia di contraddire il discorso della fiducia
Dopo anni di svilimento del ruolo del Parlamento, nel suo discorso della fiducia Meloni promise che non avrebbe usato le Camere come uffici di ratifica, Un impegno importante che suona come buon auspicio.
La realtà però sta portando il governo verso un classico voto di fiducia sulla legge di bilancio da approvare entro fine anno. Complice anche il momento straordinario d’insediamento di Meloni la manovra è in forte ritardo sul percorso parlamentare di approvazione.
Dato per nulla anomalo per la politica italiana abituata a fare le nottate a fine dicembre per evitare l’esercizio provvisorio. Un problema per la qualità del dibattito che si vede azzerato.