Lo scorso 25 ottobre l’Italia ha assistito alla più grande manifestazione scioperistica degli ultimi anni. Treni, bus, aerei, autostrade ma anche sanità, scuole, avvocati e rifiuti: mancavano solo i due leocorni ed eravamo al completo per gridare a gran voce contro Jobs Act e Legge Fornero. Scioperare, un diritto intramontabile difeso in primis dall’articolo 40 della Costituzione. Ma c’è da porsi una domanda: scioperare sì, ma perché sempre di venerdì?
Controversia su disagi e weekend lungo
Spezziamo subito una lancia a favore della causa: se viene richiesto lo sciopero significa che qualcosa non va. Che siano i salari bassi o la scarsa sicurezza sul posto di lavoro, la questione deve essere approfondita e risolta. Ma il gioco vale davvero la candela quando si generano importanti disagi anche a chi con lo sciopero non c’entra nulla? A questo proposito alcuni mi hanno risposto che se lo sciopero non crea disagi allora non è un vero sciopero. Sorridendo, vorrei poter dire loro che forse non hanno mai provato cosa significhi farsi 3 ore di attesa per un bus per tornare a casa. In periferia. La sera di venerdì. Dopo una dura giornata di lavoro (lavoro vero intendo, mica bruscolini). Ecco, capite anche voi che è meglio praticare l’harakiri.
E ancora: non si può risolvere la questione SUL posto di lavoro invece che farsi un giro in piazza / starsene a casa in panciolle / allungare il weekend? Perché è proprio questa la questione: scioperare il venerdì. E, già che ci sono, inserisco in questo frangente anche gli studenti e coloro che donano il sangue o il venerdì o il lunedì. Ma perché dribblate il vostro senso del dovere?
Sciopero giusto nel modo sbagliato?
Senza stare dalla parte dei “chi sciopera non vuole lavorare”, di chi lo fa contro il governo ladro, i padroni o l’uomo nero, e nemmeno delle partite iva che manco hanno la malattia pagata. Ricordo a tutti l’articolo 1 della costituzione che recita: “L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro.” Una frase semplice ma pregna di significato storico, risalente a quando lavorare rendeva liberi (se avete capito la citazione avete studiato bene la storia.) Ed è grazie alla storia che oggi il lavoro è da considerarsi la chiave per la dignità sociale e personale: solo così si può accedere al bene comune. E tutte le volte che qualcuno sciopera di venerdì il lavoro subisce un duro colpo, storico e sociale.
Lavorare bene, lavorare tutti
Non nascondiamoci dietro al dito che puntiamo dando le colpe ad altri: che siano istituzioni o persone fisiche tutti devono essere nella condizione di poter fare il proprio mestiere. Per questo se scioperando si rende più difficile il lavoro altrui, allora non è la maniera migliore per far conoscere il proprio disagio. Esisterà ben un’altra soluzione. E nei casi più gravi, se così fosse, il giudizio dei tribunali deve poter fare il proprio percorso. Ma poiché siamo in Italia mi appello quasi senza speranza al giudizio della coscienza e del senso del dovere della persona.
Intanto vi dico che scioperare sì, ma non sempre di venerdì. Perché non saprete mai se chi sta lavorando sta combattendo una battaglia ben più grande della vostra. Mentre voi fate il weekend lungo.
Carlotta Cuppini