Dalla nascita le Sardine si sono allenate a saltare ostacoli ma fra essi c’è anche quello identitario.
Non decidere traccheggiando fino all’inverosimile in politica può essere una dote assai utile per tenere tutti insieme non scontentando nessuno. Le Sardine in questo stanno dando una grande prova di sopraffina abilità.
Sono stati giorni convulsi nell’attesa dell’incontro di ieri sera nel quale le Sardine avrebbero dovuto decidere se essere movimento culturale o partito politico. Stando a quanto dichiarato alcuni giorni fa dal non leader inconsapevole Mattia Santori, dopo questo incontro tanto atteso sarebbe scattata una pausa di riflessione.
Se qualcuno avesse preparato bozze di articoli con questa notizia le avrebbe dovute dare in pasto al trita carte o al cestino del computer. Tutte le ipotesi sulla riunione sono state sorprendentemente smentite da un post, pubblicato sulla pagina Facebook 6000 Sardine, dal quale si legge l’ennesimo rinvio della decisione spiegato con un mirabolante giro di parole.
Cosa non hanno deciso e a cosa vanno incontro
Non sentendosela di deludere le tante persone raccolte in questi mesi Santori dice di non voler staccare la spina. Anzi annuncia che le Sardine torneranno in attività a luglio e agosto concentrandosi sulla prossima tornata di elezioni regionali. Tutto questo -sarebbe bene ricordare al non leader- resta un desiderio onirico fin quando non si scioglierà lo spinoso tema delle elezioni regionali non ancora calendarizzate.
Un invidiabile giro di parole quello di Santori che non dice nulla sulla finalità delle Sardine. Affermare la volontà di voler lavorare per le future elezioni regionali non dipana il quesito del ruolo in cui giocare. Le Sardine voglio continuare a stare accanto alla politica o desiderano adoperarsi per una candidatura vera e propria? Questo era la domanda delle domande alla quale avrebbe dovuto dare una risposta l’assemblea e su cui, ancora una volta, si è abilmente glissato.
L’ipotesi di una possibile spaccatura derivava dalle possibili risposte a questa domanda che vede le Sardine divise in due fronti opposti: chi vorrebbe entrare in campo e chi, come il telegenico Santori, vorrebbe influenzare culturalmente la scena politica. Un problema quindi non da poco la cui soluzione delineerebbe la struttura del movimento e che prima o poi bisognerà affrontare. E il tentativo frustrante di tenere tutti insieme non decidendo peggiorerà sempre di più la conseguenza di un’auspicabile scelta di identità. Se inizialmente una decisione così dirimente avrebbe portato a una ridotta spaccatura, con il passare del tempo e l’affilarsi di idee diverse fra loro, provocherà litigi molto più forti.
Se è vero che l’iniziativa politica può nascere spontaneamente, è altrettanto importante saperla coraggiosamente gestire e indirizzare. Dalla prima Piazza Maggiore ad oggi le Sardine hanno sempre traccheggiato sulla loro identità ingigantendo la questione. E per chi dice di essere anti populista, fare peripezie pur di permettere a tutti di riconoscersi nel contenitore, può diventare un evidente elemento di incoerenza.
Federico Feliziani
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