All’inizio del 2020 nessuno si sarebbe aspettato che la vita sarebbe proseguita così: nel bel mezzo di una pandemia. Questo virus ha sconvolto il mondo e ha stravolto le nostre vite.
E come ogni cosa che arriva all’improvviso non tralascia niente, neanche la salute mentale. L’impatto di questa pandemia si sta vedendo anche a livello mentale.
Salute mentale spesso sottovalutata
La salute mentale spesso viene trascurata e così è successo durante il lockdown. Vero, erano stati attivati servizi online e gratuiti di supporto psicologico, ma non gli è stata data la giusta importanza. E soprattutto troppo spesso si è letto di come stare a casa fosse facile. In fondo “vi viene chiesto di stare solo sul divano a guardare serie tv”.
Bene, non è così e non è stato così per tutti. A livello di salute mentale la pandemia ha influito molto e continua tutt’ora. E non mi riferisco solo a situazioni in cui in casa si vive una condizione di violenza, ma pensate anche a chi ha la depressione, un disturbo alimentare, un disturbo d’ansia o qualsiasi altra malattia che la pandemia ha peggiorato.
Ma non solo. Il momento storico che stiamo vivendo ha portato a sperimentare maggiore ansia, stress e preoccupazione anche su persone che non hanno mai avuto problemi rilevanti di questo tipo.
Sicuramente i giornali e i media non hanno aiutato per niente. La narrazione intorno al coronavirus è stata estremamente drammatica e apocalittica. E ora si vedono le conseguenze.
I danni silenziosi della pandemia
Il Dipartimento di Psicologia dell’Università di Torino tra il 19 marzo e il 5 aprile ha condotto una ricerca in cui sono stati indagati i livelli di ansia, depressione e sintomi da stress post traumatico. Il primo studio è stato condotto su 1321 persone di diverse zone d’Italia e i risultati hanno dimostrato che il 69% e 31% presentavano rilevanti sintomi di ansia e depressione. Mentre il 20% ha riferito di avere sintomi da stress post traumatico.
Il secondo studio, invece, è stato condotto su 145 operatori sanitari. È emerso che chi ha lavorato in reparti covid aveva livelli più alti di depressione e stress post traumatico rispetto a chi ha lavorato in altri reparti.
Alcuni studiosi, inoltre, riferiscono che da marzo ad oggi si sono verificati 71 suicidi e 46 tentativi di suicidio e si ritene che siano direttamente o indirettamente collegati al coronavirus. Qualche giorno fa, ad esempio, una donna di 45 anni si è tolta la vita lanciandosi dal quinto piano perché era convinta di avere il virus.
Altro fenomeno di cui si teme un aumento a causa della quarantena è quello dei Hikikomori. Termine giapponese che indica un’esclusione sociale vivendo reclusi in casa o addirittura nella propria stanza senza avere contatti con la famiglia né amici. Angela, la madre di Giulia, racconta la sua storia e di come il lockdown e la didattica a distanza abbiano confermato sempre più la visione della casa come luogo più sicuro.
Altre persone, invece, durante il post lockdown possono aver sperimentato quella che viene definita la sindrome della capanna: ovvero un fenomeno psicologico causato dall’ansia e angoscia di uscire in seguito a un lungo periodo di isolamento.
La salute mentale non è uno scherzo
Le persone muoiono per le malattie mentali, ma si continua a sottovalutare e sminuire l’importanza della salute mentale. In una società capitalistica che chiede di produrre sempre e non fermarsi mai, i disturbi mentali sono un ostacolo. Meglio fare finta di niente e nascondere tutto sotto il tappeto.
Si è visto anche durante la quarantena. In fondo, si trattava solo di stare in casa da soli o con le stesse persone, non avere contatti sociali, isolamento totale con notizie negative 24 ore su 24. Che sarà mai, no?
E invece la salute mentale influisce molto sulla persona e questa pandemia sta portando a galla quanto sia importante e necessario parlarne bene e fare prevenzione.