Cultura

Riusiamo l’Italia: trasformare i “non-luoghi” in spazi di cultura e d’impresa

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Riusiamo l’Italia non è solo un libro, un progetto, una fondazione e un osservatorio. Riusiamo l’Italia è un motto, un imperativo che invita ad approfittare degli spazi vuoti e abbandonati delle nostre città per riappropiarsene e generare nuovo valore culturale, economico e sociale.

Nel contesto urbano del nostro Paese vediamo sempre di più fiorire intorno a noi dei non-luoghi, spazi vuoti e abbandonati che spesso ci sopraffanno. Essi volgono periferie e aree urbane nel degrado estetico e sociale. A ciò si unisce la crisi economica – aggravata da qualche mese ormai da quella sanitaria – e l’impossibilità per molti giovani del Paese di pensare alla libera impresa, riducendo sempre di più il tasso di start-up, ma non la voglia delle nuove generazioni di mettersi in gioco.

Così il progetto iniziato nel 2014 da Giovanni Campagnoli e Roberto Tognetti, pubblicato nel libro Riusiamo l’Italia. Da spazi vuoti a start-up culturali e sociali, può tornarci oggi più utile che mai.

Il progetto “Riusiamo l’Italia”

Era il 2014 quando Giovanni Campagnoli, economista e già direttore e blogger di Politiche Giovanili, si mise alla ricerca di realtà sociali d’impresa giovanile riuscite e di abbandoni edilizi. La mappatura realizzata in quello da lui stesso definito come road book ha portato finalmente allo scoperto, in maniera sistematica, una nuova possibilità di fare impresa.

L’Italia è piena di capannoni industriali, immobili incompleti, ex fabbriche e caserme completamente vuote e abbandonate. Come spiegato proprio da Campagnoli, riuscire a riusare anche solo una minima parte di questo “patrimonio industriale”, affidandolo a delle start-up culturali e sociali, può diventare una leva a basso costo per favorire l’occupabilità e l’occupazione giovanile. Oltre ad essere un’azione che può contribuire, dal basso, allo sviluppo del Paese: ripartire, cioè, da quelle “vocazioni” artistiche, creative, culturali e artigianali che da sempre caratterizzano l’Italia nel mondo e che sempre più giovani riescono a reinterpretare in chiave contemporanea.

Il libro analizza queste “buone prassi” che si stanno diffondendo nel Paese, per individuare modelli organizzativi efficaci e generatori di valore economico, partendo dalla cultura e dalla società. E in breve tempo, al libro si è affiancata una piattaforma 2.0, che ha portato lo stesso MiBACT a istituire un osservatorio online, monitorando e promuovendo la ricerca e il riuso degli spazi in tutta la penisola.

La piattaforma di Riusiamo l’Italia è libera, gratuita e facile da utilizzare: ognuno di noi può segnalare, tramite l’apposita sezione del sito, edifici da riutilizzare. Lo spazio perfetto è quello in situazioni di abbandono o dismissione, quasi pronto per essere utilizzato: ovvero, casi dove i costi e gli oneri di riabilitazione siano bassi/nulli e dove i tempi di colonizzazione dei luoghi siano davvero veloci. Più edifici si offrono, più si aiuta l’Italia a valorizzare i suoi infiniti talenti e la sua creatività.

Riusiamo l’Italia sempre… ma oggi un po’ di più

Si tratta di un progetto con delle caratteristiche non conosciute a dovere, e tutt’altro da sottovalutare, soprattutto nel momento corrente. Infatti, all’urgente rilancio economico della nazione si affianca attualmente il bisogno di riallacciare rapporti ed esperienze umane in luoghi nuovi e stimolanti – soprattutto per le nuove generazioni, per cui il futuro prossimo non si prospetta proprio roseo.

Per una volta, potrebbe essere un lato “umano” a smuovere quello economico. Basti pensare alla situazione scolastica o universitaria, per cui si discute quotidianamente di ritorni faticosi e preoccupanti e dell’impossibilità di mantenere il distanziamento; usufruire di spazi ampi per riprendere contatti in sicurezza ridurrebbe, ad esempio, l’alienazione da smart working e l’impiego della tecnologia in favore di più posti di lavoro.

L’esempio degli spazi ad uso scolastico e laboratoriale è solo uno dei tanti esempi che possono essere pensati per il riutilizzo di questi vuoti e il rilancio dell’economia creativa: ce lo dimostra la stessa raccolta di studi di fattibilità presenti sul sito, che rivelano tantissime realtà nate dal recupero e trasformatesi in percorsi dalla forte utilità turistica, culturale, sportiva, educativa. Come a Novara, dove il centro parrocchiale dismesso di Sant’Andrea è stato trasformato in scuola di musica; o a Tortona, dove un’ex scuola abbandonata si è trasformata in Derthona Lab, uno spazio di co-working.

Un'esperienza virtuosa | Roberto Tognetti

L'esperienza virtuosa del Il Palloncino Rosso di Rimini: da luogo abbandonato a luogo di partecipazione, aggregazione e creatività.Ti piacerebbe diventare un riattivatore? –> http://www.campusdelcambiamento.it/rigenerazione-urbana-landing/

Pubblicato da Fondazione Riusiamo l'Italia su Mercoledì 11 marzo 2020

 

Trovare, attivare, riusare, rigenerare: che aspettiamo?

 

Sara Maietta
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Sara Maietta
Una vita ascrivibile all'ABCD: aspirante curatrice, bookalcoholic, catalizzatore di dissenso e dadaista senza speranze.