L’Italia che riparte è meglio di quella che crediamo o che siamo abituati a credere. Tanto gentile e tanto onesta pare che non sembra essere stata ostello di così tanto dolore. Nel silenzio delle strade che in alcune città ancora devono riempirsi, gli occhi di chi finalmente può guardare l’orizzonte corrono e si dirigono verso il largo. Lì attendono il loro destino, sballottati dal vento, forse desiderosi di tornare al porto sicuro, ma altrettanto consapevoli che si può solo andare avanti. Perché l’Italia deve ripartire per..
Ripartire per scelta.
Scegliere di non voler/poter crollare sotto il peso delle bollette o, peggio ancora, quello di non avere scelta. Perché a volte chiudere la serranda significa non riaprirla più e lasciarsi andare al mare. Scegliere di essere libero di scegliere: la serranda la chiuderò quando andrò in pensione, non quando lo dice il Coronavirus. Scegliere di amarsi finalmente liberi, anche se il velo di paura si nasconde sotto la mascherina all’ultima moda, per esorcizzare il contagio. Scelgo di tenerti la mano per non perdermi nel lockdown mentale, i guanti non fermeranno la mia voglia di stringerti.
Ripartire per non morire.
Scegliere significa aver vissuto un momento e quella serie di azioni antecedenti e posteriori che hanno portato alla decisione fatidica: non fermarsi, non lasciarsi andare, non soccombere. Morire per cause naturali, non pandemiche, non economiche e non per giochi di potere. Scegliere di non morire, oggi, quando si contano circa 4 milioni di casi nel mondo per Covid, appare un lusso anche ai più duri di cuore. Cadere ma, allo stesso tempo, avere il coraggio di alzarsi ancora e crescere. Una piccola mano dallo Stato, una grande mano da Se stessi. Ricucire ferite che forse neanche il tempo di una generazione potrà, o vorrà, lenire.
Ripartire per capire.
Capire come gestire le relazioni sociali da ora in poi. Come riaprire la serranda se c’è solo confusione? Capire la paura di fare del male contagiando involontariamente. Paura di perdere il prossimo accanto e vederlo sfilare su un carro dell’esercito. Terre del Nord dilaniate dalla malattia, ancora devono capire come reagire, per affrontare il dolore, per scegliere come non morire. Come scovare la luce che per due mesi il lockdown ha negato. Forse, finalmente, abbiamo capito che la normalità non è che un soffio, modificabile in un attimo di virus.
Ripartire per rinascere.
Scelgo di non morire per capire come rinascere. Perché l’Italia è un paese bellissimo e una volta per tutte deve rendersi conto della sua bellezza e farla fiorire. Baciata dal sole e dal mare, dalla pioggia fresca e dai sorrisi larghi, non facciamoci abbattere dai polentoni europei che oggi ci denigrano e augurano di affondare. L’Italia è la nostra casa e ne dobbiamo avere cura. Una carezza e passerà il dolore, la rabbia, la frustrazione e la cassa integrazione. Passerà perché il tempo è ciclico. Forse non andrà tutto bene, ma la certezza è che in qualche modo andrà. Del resto la speranza è l’ultima a morire e (sì lo ripeto, abbiamo bisogno di ricordarcelo a volte) e non sarà per Coronavirus.
Ripartire per te.
Paese nostro, con l’augurio di tornare come la grande nazione romana di un tempo, nessuno dovrà rimanere indietro. Ritorneranno i tempi fasti, il rispetto per la lingua italiana, riabbracceremo congiuntivi e congiunti, la ricchezza d’animo delle tavole imbandite di cui non ci ricordiamo quasi più la forma e il profumo. Ritorneremo ad esserci meglio di prima e terremo a mente questo periodo difficile almeno finché non si sta in piedi. Almeno finché non si mantiene la distanza di sicurezza.
Ripartire e basta, senza scuse.