Il SI vince con quasi il 70% dei voti. Adesso però dovranno essere corretti tutti quei dettagli che non si sono voluti vedere
A partire dalle prossime elezioni politiche eleggeremo 600 parlamentari: 400 deputati e 200 senatori. Così ha deciso il referendum sulla riforma costituzionale sul taglio dei parlamentari.
Un risultato per il quale non importava attendere il tardo pomeriggio di ieri.. Che il SI avrebbe prevalso lo si intuiva fin prima che si aprissero i seggi domenica mattina. Una posizione sostenuta dalla quasi totalità dell’arco costituzionale: dalla sinistra alla destra. Forse è proprio questo fattore che ha tenuto su toni tiepidi la campagna referendaria senza farla veramente decollare.
Il paragone con la campagna referendaria del 2016 sulla riforma costituzionale Renzi-Boschi sarebbe infatti impietoso. Nulla a che vedere rispetto ai toni accesi di quattro anni fa ma, al contrario di quello che si poteva pensare, l’atteggiamento pacato nel confronto fra il SI e il NO non ha influito sul coinvolgimento dell’elettorato. Nonostante tutte le attenzioni anti Covid- 19 si è registrata un’affluenza del 53%: un dato che dice molto su quanto l’appuntamento elettorale fosse atteso.
Un dato che non lascia spazio a lunghe analisi. Ciò che invece adesso assume un’importanza dirimente è la capacità, da parte della maggioranza, nel rispettare le promesse fatte rassicurando chi esprimeva perplessità sulla riforma. Il primo problema che Zingaretti e il Cinque Stelle Crimi dovranno risolvere è scrivere una legge elettorale in grado di garantire rappresentanza sopperendo alla mancanza di 345 seggi. Un punto che adesso diventa centrale alla luce della riduzione dei posti disponibili in Parlamento.
Sembra che si stia andando verso una legge elettorale proporzionale secondo alcuni unico modello in grado di bilanciare questo taglio dei parlamentari. Rimangono però ancora oscuri alcuni elementi sostanziali come la soglia di sbarramento o la modalità di selezione dei candidati. Aspetti non secondari in vista di un nuovo parlamento che, secondo i sostenitori del NO, potrebbe essere meno plurale e in mano alle segreterie di partito.
La promessa fatta ai sui da Zingaretti adesso dovrà diventare realtà. Perché il taglio dei parlamentari non provochi danni sarà necessario mettere ancora mano al testo costituzionale. Rimane spaventosamente invariato infatti il meccanismo di elezione del Presidente della Repubblica. Se non venisse toccato il Capo dello Stato eletto dal prossimo parlamento sarebbe in mano ai delegati regionali. Dettaglio che non dispiace alla Lega di Salvini ma che rende squilibrato un meccanismo disegnato proprio per consentire la scelta di un Presidente della Repubblica con il più alto consenso.
Tanti sono i dettagli di cui non tiene conto questo taglio del numero dei parlamentari. Dettagli che, quando si tratta di costituzionalismo, diventano sostanza. Ed è proprio a questi dettagli che avremmo dovuto guardare prima di soddisfare un istinto primordiale.
Federico Feliziani
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