Gli elementi per un flop c’erano tutti ma vedere segnare quel 20,6% d’affluenza al referendum sulla giustizia, il dato più basso della storia, deve porre alcune riflessioni.
C’è solo una certezza in questo referendum sulla giustizia: la colpa è di tutti tranne che degli elettori: sono mancate le basi per una partecipazione popolare.
Giuliano Amato: il primo dei responsabile del flop del referendum sulla giustizia
Fra i responsabili di quel 20,6% d’affluenza sui cinque quesiti referendari non può che essere Giuliano Amato: ex Presidente del Consiglio e attuale Presidente della Corte Costituzionale che ha dichiarato inammissibili gli unici due quesiti che interessavano ai cittadini.
Se infatti, oltre ai referendum sulla giustizia, ci fossero stati anche quello per la legalizzazione della cannabis e quello per il suicidio assistito le cose sarebbero andaste molto diversamente. Il presidente Amato però, in una conferenza stampa assai poco rituale per la Consulta, aveva detto che era impossibile fare esprimere i cittadini su quei due quesiti corredati da oltre un milione di firme.
Così ieri i cittadini hanno risposto alla scelta di Amato non andando alle urne.
Un’astensione mirata e non generalizzata
Attenzione però, ieri non si è stato solo per i referendum sulla giustizia. Si è votato anche per il rinnovo delle amministrazioni di 975 comuni e per questo voto l’affluenza è stata del 54,72%: segnale che l’elettorato a votare ci va, dipende per cosa però.
Leggendo le due percentuali di affluenza, quella ai referendum sulla giustizia e quella alle comunali, si vede perfettamente la scelta dell’elettorato che non prova apatia per il voto in sé ma ha provato indifferenza per i cinque quesiti sulla giustizia.
Non è lo strumento a dover essere modificato ma gli attori in campo
Alle 23 e un secondo di ieri sera sono iniziate ad arrivare le proposte mirabolanti di modifica dello strumento del referendum. Un po’ come se, dopo essermi dato una martellata attaccando un chiodo, buttassi via il martello. Non sarà mica colpa invece dell’utilizzo che ne ho fatto?
Se Amato ha delle grosse responsabilità sul flop dei referendum sulla giustizia, le forze politiche e i media non si possono sentire assolti.
Perché si formi un’opinione pubblica serve una campagna d’informazione, serve esprimere le ragioni del sì e le ragioni del no, e serve anche spiegare per bene per cosa si vota.
Se tutto questo manca perché le forze politiche decidono evidentemente di non fare campagna elettorale; perché i media si sono incartati sulla guerra in Ucraina, l’opinione pubblica non c’è e gli ultimi colpevoli, semmai servisse colpevolizzarli, sono i cittadini.