Politica

Referendum: oggi il PD scende in campo. Ma per il Sì o per il No?

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Il referendum è alle porte ma qualcuno deve ancora decidere quale posizione appoggiare

A due settimane dal referendum sul taglio dei parlamentari non abbiamo una vera campagna elettorale che coinvolga davvero chi il 20 e 21 settembre dovrà entrare in cabina e prendere una decisione. O Sì o No.
È vero: l’emergenza Coronavirus ha nettamente cambiato il modo di fare politica. Il timore del contatto fisico rende diffidenti rispetto a fiere, feste e dibattiti nei quali si potrebbe discutere della riforma costituzionale. Non possiamo però attribuire tutti i nostri problemi al Ccvid.

È un alibi che in effetti si usa ancora poco e si potrebbe utilizzare di più. Ad esempio per giustificare un’ingiustificabile freddezza dei due comitati referendari che  sembrano tenere le mani in tasca attendendo che i cittadini acquisiscano le due posizioni attraverso la forza del pensiero. Se ci immedesimassimo nel comitato del Sì, visto il quesito molto appetibile per il senso comune, l’immobilismo potrebbe essere una strategia sopraffina. Se pensiamo al fronte del No invece, questa freddezza rispetto a una sfida difficile, è qualcosa di tragicamente inspiegabile. 

Ricordiamo bene il settembre di quattro anni fa, quando mancavano tre mesi al referendum sulla riforma voluta dal governo di Matteo Renzi. Volavano spade, proiettili e stoccate per esporre le ragioni contrapposte degli allora comitati referendari. Certo, si potrebbe discutere dei danni sociali di una contrapposizione spesso fuorviante; tuttavia in quel caso il coinvolgimento è avvenuto. Oggi, se non avessimo gli spot che ci ricordano l’appuntamento, non ci accorgeremmo di niente. 

Sgombrando il campo dal tema Covid, in questa non campagna referendaria i partiti sono i primi responsabili. Le loro non posizioni, i loro tentennamenti, la loro scarsa coerenza rispetto a quanto fatto in Parlamento ci consegna un vuoto cosmico. Il fatto stesso che non ci sia un’unica posizione all’interno della maggioranza che ha approvato la riforma, è qualcosa di curioso. Il fatto stesso che il Partito Democratico decida solo oggi se fare campagna per il Sì o per il No appartiene a un mondo parallelo.

La decisione del PD arriva per ultima dopo quella di associazioni, rete sociali, comitati all’interno dei quali vivono e agiscono molti suoi iscritti. Sarà interessatamente preoccupante vedere come la decisione della direzione Dem, alla quale seguirà com’è logico che avvenga un’ordine alla base, cambierà le posizioni delle diverse associazioni e reti sociali già schierati per il No.  Nel 2016 ad esempio, la posizione a favore del Sì alla riforma Renzi, provocò diversi terremoti che ruppero molti equilibri all’interno della società civile. 

Anche se dobbiamo attendere il verdetto, la probabilità che il PD si schieri ufficialmente a favore del Sì è molto alta. Il segretario da tempo ha espresso la propria posizione e con ogni probabilità è la stessa che fra poche ore uscirà dalla direzione.
Non è un elemento secondario questo. La presenza del PD sui territori, semmai volesse fare campagna elettorale, potrebbe fare salire il grado di coinvolgimento dei cittadini nel referendum. Naturalmente facendo oscillare l’attenzione sull’una o l’area posizione.

Se questa, come probabile, sarà Sì bisognerà vedere come si comporteranno gli iscritti nei diversi contesti. Se invece il No che serpeggia nei meandri del PD dovesse prevalere in direzione, inizierebbe uno spettacolo molto interessante da seguire. Primo perché rappresenterebbe una frattura politica nella maggioranza; secondo perché il risultato del 21 settembre non sarebbe più così scontato.

Federico Feliziani

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Federico Feliziani
Autore e scrittore di prosa e poesie, blogger e consigliere comunale a Sasso Marconi, è da circa un decennio politicamente attivo e dedito alla causa contro le violazioni dei diritti umani. Considera la propria disabilità un’amica e compagna di vita con cui crescere e mantenere un dialogo costante.