Questa settimana politica esce in edizione speciale. Ho pensato infatti fosse importante parlare del referendum del 12 giugno. Se qualcuno a questa notizia si sentisse spaesato non c’è da preoccuparsi: il referendum del 12 giugno è sconosciuto ai molti. Ma c’è un motivo.
Troppa complessità dei quesiti, poca informazione
Ci troviamo solo ad una settimana dal voto eppure non sentiamo mai parlare del referendum del 12 giugno. Si sa, un referendum accende il dibattito e divide l’opinione pubblica in due parti: chi vota sì e chi opta per il no. Nel caso del referendum del 12 giugno però non stiamo assistendo a nessun dibattito pubblico. È vero: la guerra in Ucraina sta distogliendo l’attenzione dalle questioni interne; c’è tuttavia da sottolineare anche la complessità dei quesiti che rendono complicato un dibattito duale. Infatti, come vedremo, andremo a votare solo su quesiti in materia di giustizia sui quali è difficile una semplificazione. Quasi tutto può essere oggetto di referendum, ma poi va valutato quanto l’opinione pubblica possa veramente esprimersi sulle materie al voto con coscienza e convinzione.
I 5 quesiti del referendum di domenica 12 giugno
Domenica 12 giugno l’elettore che andrà a votare riceverà cinque schede ognuna di colore diverso. Ogni colore è legato a un quesito, vediamo quali sono.
Sulla scheda di colore rosso sarà riportato il quesito che chiederà di cancellare la legge Severino: la norma che dispone l’incadidabilità e la non eleggibilità per condannati.
La scheda di colore arancione conterrà invece il quesito su una materia ancora più delicata ovvero il codice di procedura penale. Si chiederà se l’elettore vuole abrogare la facoltà del giudice di applicare la custodia cautelare per l’imputato di reati punibili con una pena inferiore ai 5 anni di carcere. Una facoltà molto delicata e sensibile che vede un’infinita casistica e altrettante eccezioni.
Ma alziamo ancora di più il livello della complessità. Nel referendum del 12 giugno la scheda di colore giallo, che conterrà il terzo quesito, chiederà all’elettore di abrogare o meno la regola dell’ordinamento giudiziario che consente a un giudice di passare dal ruolo di giudicante a quello di magistrato e viceversa. Nel caso prevalessero i sì a questo quesito il giudice dovrà decidere, all’inizio della carriera, se essere giudicante o magistrato.
Con il quarto quesito, scheda di colore grigio, si tocca quasi la vetta della complessità. Questo quesito chiede di abrogare la legge che impedisce ai membri laici del Consiglio Superiore della Magistratura, quindi professori e avvocati, di partecipare ai Consigli giudiziari. In altre parole si chiede di abrogare la norma che impedisce ai membri laici del CSM di giudicare il comportamento, le scelte, dei giudici.
Il livello più sensibile di delicatezza si tocca però con li quinto quesito, scheda di colore verde con cui si chiede se l’elettore voglia cancellare la norma che impone la raccolta da 25 a 50 firme al giudice che vuole candidarsi al Consiglio Superiore della Magistratura.
Referendum del 12 giugno: 5 quesiti complessi e neanche un tema etico
Nei mesi scorsi abbiamo sperato di poter votare anche sulla legalizzazione della cannabis e sul suicidio assistito: due argomenti che sì avrebbero acceso il dibattito pubblico senza suscitare nessuna difficoltà nella comprensione come invece ha dichiarato il presidente della Consulta Amato al momento della bocciatura di entrambi.
Sulla cannabis e sul suicidio assistito il dibattito ci sarebbe stato e non si parlerebbe di previsioni di non raggiungimento del quorum: fatto molto probabile visto lo scarso, se non nullo, dibattito.