Si chiude una settimana trascorsa tutta in attesa del verdetto della Corte Costituzionale sulle otto richieste di referendum. Alla fine ne sono passati solo cinque e tutti sulla giustizia; fuori i temi etici: non si voterà su suicidio assistito e legalizzazione della cannabis.
Suicidio assistito: non voteremo per questo diritto
Le premesse c’erano tutte: la nomina di Giuliano Amato alla presidenza della Corte Costituzionale aveva portato una ventata d’aria fresca sulla valorizzazione dello strumento del referendum. Lo stesso Amato aveva annunciato che la Corte non si sarebbe appigliata a vizi di forma credendo nell’importanza di fare esprimere i cittadini.
Non è andata proprio così, purtroppo si potrebbe aggiungere. Fra gli otto referendum al vaglio della Consulta c’era anche quello, promosso da Marco Cappato, sulla depenalizzazione del suicidio assistito, una realtà che la politica non vuole vedere. Ma purtroppo i giudici della Consulta hanno ritenuto inammissibile il quesito perché, la riformulazione che uscirebbe dall’abrogazione di una parte del reato previsto dal codice penale, non sarebbe sufficiente a tutelare il valore della vita umana.
Una scelta che ha aperto una discussione: sia sul tono che Giuliano Amato ha usato in conferenza stampa, sia per l’occasione persa. In parte Amato ha fatto una piccola rivoluzione: la conferenza stampa successiva al verdetto è una novità con la quale il Presidente si è rivolto ai cittadini e alla politica.
C’è da chiedersi chi meglio del corpo elettorale sappia esprimersi su un tema etico come il suicidio assistito: il referendum sarebbe stata l’occasione per dare un’indicazione chiara al Parlamento levandolo così dall’imbarazzo di decidere. Ed è proprio questo l’altro problema che mette in luce il referendum negato sul suicidio assistito: l’incapacità delle forze politiche di esprimersi su temi etici. La negazione del referendum non ha sortito nessuna reazione politica, solo Giorgia Meloni si è detta soddisfatta perché non si voterà sul suicidio assistito. Ma dagli altri nessun commento. Se non sono ingrato neanche di un commento, sarà peggio quando si troveranno ad affrontare la questione in Parlamento.
I giovani sono il presente. Solo la politica non se ne accorge
Se la politica dei partiti non prende posizione i giovani sembrano intenzionati a farsi sentire su idee chiare. Le manifestazioni studentesche indette ogni settimana lo dimostrano: dai cambiamenti climatici all’esame di maturità passando per una dura critica all’alternanza scuola-lavoro. A pensarci bene però c’è anche una spontanea consapevolezza di classe che porta il corpo studentesco a esprimere battaglie politiche fondamentali.
Ricorda che puoi decidere tu l’argomento che tratterò la prossima settimana
Tieni d’occhio le nostre storie su Instagram e partecipa al sondaggio.
Pensiamo alla solidarietà per le “morti candide” che purtroppo stanno susseguendosi ad un ritmo spaventoso. A volte non considerata e altre tragicamente banalizzata da chi non è più in grado di rappresentare bisogni, percepite come caotiche manifestazioni stanno disperatamente indicando la direzione da prendere. Il problema è sempre uno: considerarli cittadini di domani e non dell’oggi.