Chiara Ferragni Unposted
Cinema & Serie tvSocietà

Qualche parola sul documentario “Chiara Ferragni – Unposted”

Tempo di lettura: 3 minuti

Il documentario biografico ai tempi del racconto social del sé

“Chiara Ferragni – Unposted” selezionato a Venezia

La selezione alla 76esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia  del documentario “Chiara Ferragni – Unposted” ha suscitato diverso scalpore nel mondo dei social e non solo. La celeberrima influencer ha annunciato l’approdo del documentario biografico al Lido di Venezia attraverso un post su Instagram accendendo immediatamente un dibattito pubblico. È, infatti, risaputo che sul profilo della blogger – che ormai conta più di 17 milioni di seguaci – non manchino critiche ad ogni contenuto pubblicato. Anche in questo caso diversi utenti non si sono risparmiati dal commentare come inopportuno il documentario che racconta la sua vita. Tanto discussa per motivi di svariata natura, le critiche più frequenti rivolte alla Ferragni spaziano dalle sue scelte stilistiche al suo modo di essere mamma. Tralasciando inutili ed arcaici preconcetti, il dubbio più lecito che può sorgere pensando a questo prodotto cinematografico si riconduce al quesito: c’è davvero bisogno di creare un documentario per presentare la vita di un personaggio pubblico già così attivo sui social nel racconto della propria quotidianità?

Registi di se stessi

La rivoluzione apportata da social media quali Instagram, Facebook e Twitter ha dato a molti la parvenza di essere maggiormente vicini ai personaggi più celebri. Le divinità dello star system sono sembrate mano a mano “scendere in terra”, seppur creandosi ad hoc un mondo fittizio. Inutile dire che anche dietro al contenuto – foto o video che sia – che sembra essere più innocuo si nasconde sempre una ponderata messa in scena. Instagram, specialmente negli ultimi anni, ha dato accesso ad forma innovativa di relazione tra le celebrità e le persone comuni. Infatti attraverso i contenuti che gli influencer pubblicano quotidianamente nelle stories, i follower sono chiamati a seguire il loro privato in maniera più costante. Le stories di Instagram si sono qualificate per essere il mezzo più potente per veicolare messaggi pubblicitari verso i propri follower, trasformando così il social network in un enorme contenitore di product placement. Non a caso colei che fra i primi si è accorta di questa innovazione digitale  è stata proprio Chiara Ferragni.

Il dubbio della sincerità

Con il presente articolo non si sta spezzando una lancia a favore del modello di business social targato Ferragni. Vogliamo piuttosto riflettere su come quanto un documentario possa essere veramente  utile per farci capire chi si nasconde dietro al suo personaggio. Per quanto un documentario possa dare parvenza di autenticità, esso è pur sempre frutto di determinate scelte registiche e stilistiche. Occorre poi ricordare che se comparato al marasma di contenuti che fluttua quotidianamente sul profilo dell’influencer in questione, è difficile pensare che questo genere cinematografico possa veramente svelarci il lato più sincero della sua persona. Cosa può esserci, infatti, di apparentemente meno “costruito” di una fotografia assieme al figlio o dei video che la raffigurano compiere azioni quotidiane? Evidentemente ciò che contraddistingue “Chiara Ferragni – Unposted” da queste documentazioni amatoriali della vita privata è il punto di vista a cui il racconto fa riferimento. Nel caso di Unposted, il punto di vista coincide con quello di una donna estranea al mondo glam decantato invece dalla Ferragni. La regista Elisa Amoruso è infatti autrice di due documentari fortemente impegnati dal punto di vista sociale.  Stiamo parlando di Fuoristrada (2013) e Strane Straniere (2016). Il primo è la storia di un meccanico transgender di Roma, il secondo racconta le vite di donne straniere che si sono realizzate nel nostro Paese. Si tratta indubbiamente di documentari che mirano a stimolare una riflessione su temi  delicati e spesso nascosti allo sguardo del pubblico cinematografico.

Svelare ciò che non è postato

L’ultima opera della regista è apparsa agli occhi di molti come un cambio di rotta della propria carriera artistica verso una tematica più mainstream. Ciò nonostante la scelta di raccontare la storia di una ragazza che ha sfruttato il cambiamento digitale per la propria idea di business  non è del tutto da trascurare. Il documentario si propone così di raccontare la scalata al successo della Ferragni scavando nel suo passato e nelle sue debolezze. Molte sequenze sono state realizzate nei posti in cui la protagonista è cresciuta e propongono direttamente  interviste ai famigliari. Al di là della referenzialità traspare dal trailer, siamo sicuri che vi sia tanto altro da vedere in questo documentario. Si vocifera infatti che alcune sequenze del film saranno destinate all’analisi del “Ferragni’s case study” da parte di alcuni importanti esponenti del mondo accademico internazionale. Un altro motivo che dovrebbe esulare i potenziali spettatori dal timore di assistere ad una “cagata pazzesca” di fantozziana memoria risiede nella scelta dei selezionatori della Mostra del Cinema di dare accesso al suddetto documentario nella Sezione Sconfini. Questa sezione è infatti dedicata principalmente alle opere che propongono, o per motivi stilistici o per motivi tematici, nuove forme di sperimentazione audiovisiva e cinematografica. Oltre alla proiezione durante le giornate del festival, il documentario coprodotto da Rai Cinema e Memo Films  verrà distribuito come evento da 01 Distribution nelle sale italiane  il 17, 18, 19 settembre.

 

Isabella Calderoni

Leave a Response

Isabella Calderoni
Bolognesità doc, garbo e pazienza caratterizzano Isabella since 1994. Ex-studiosa di cinema e di nuovi media, sogna di realizzare documentari con filmati d'archivio in maniera indipendente.