Polonia divieto dell'aborto
Società

Polonia, il divieto dell’aborto diventa legge e i cittadini tornano a protestare

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In Polonia il divieto dell’aborto è diventato ufficialmente legge. Da giorni donne e uomini polacchi manifestano contro la decisione del Tribunale Costituzionale, che l’ottobre scorso ha dichiarato l’aborto in caso di malformazione del feto «incompatibile con la Costituzione». Nonostante le manifestazioni di massa, il 27 gennaio la sentenza del Tribunale è stata pubblicata sulla gazzetta ufficiale. Ora per le donne polacche diventa di fatto quasi impossibile abortire.

Ne abbiamo parlato con Weronika – cittadina di Varsavia, è stata studentessa a Bologna e ora lavora per la banca italiana a Varsavia – che ci ha aiutato a fare il punto sulla situazione.

 

 Una dittatura di fatto?

La legge che è entrata in vigore è la più restrittiva in Europa in termini di divieto dell’aborto. Non sarà possibile abortire nemmeno in casi di gravi malformazione del feto. Le donne saranno dunque costrette a portare a termine una gravidanza di un feto malformato per poi vederlo morire. Tutto questo è a dir poco crudele e disumano, ma il governo polacco, in particolare la maggioranza costituita dal partito di destra populista e ultraconservatore PiS (in italiano, Ordine e Giustizia) considera il divieto “la vittoria della vita sulla morte”.

 

 

 

 

 

 

Le convinzioni del PiS hanno influito molto sulla decisione del Tribunale, siccome i giudici che lo costituiscono sono tutt’altro che imparziali. Il PiS è al governo dal 2015 e da allora si è impegnato per rendere la magistratura dipendente dal parlamento. Dapprima, eleggendo cinque giudici conservatori al Tribunale Costituzionale e successivamente acquisendo potere sulla Corte Suprema tramite una legge sul pensionamento anticipato e l’elezione di nuovi giudici – ovviamente affiliati al PiS – tramite il Consiglio nazionale giudiziario, controllato anch’esso dal governo.

Dal 2015 lo stato di diritto in Polonia non è dunque garantito e, come nel caso dell’aborto, diritti fondamentali sono in pericolo

Uno Stato che odia i suoi cittadini

Il divieto dell’aborto lede la sicurezza di tutte le donne. Per poter abortire, saranno costrette a ricorrere ad aborti clandestini o all’estero, i quali sono molto rischiosi e costosi per le donne. Non tutte potranno ricorrere a queste misure estreme, che sia per motivi finanziari, o per la difficoltà di viaggiare in piena emergenza pandemica.

Così facendo il governo ha messo in pericolo la loro salute. A detta di Marta Lempart – leader del movimento Women’s Strike  –  questo è dovuto al fatto che «In Polonia oggi c’è un vero odio di Stato verso le donne, la comunità Lgbt+, le minoranze etniche e religiose».

Il governo dimostra così di non essere vicino ai suoi cittadini, di averli abbandonati e di non ascoltarli in alcun modo. Basti pensare che la pubblicazione della sentenza sulla gazzetta ufficiale è arrivata senza alcun preavviso. Inoltre, alle proteste di massa che stanno avendo luogo in questi giorni, il governo ha risposto con la brutalità della polizia: multe, arresti, violenze sulle donne, utilizzo del gas sono solo alcuni esempi.

Un clima in cui i polacchi si sentono sempre meno protetti dato che difficilmente il governo si fermerà qui. Il luglio scorso lo Stato si è dichiarato contrario alla Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta contro la violenza delle donne e ad agosto ha varato una legge che prevede l’acquisto di pillole per la contraccezione d’emergenza solo su prescrizione medica.

Abbiamo chiesto a Weronika cosa si prova ad essere una donna in Polonia oggi. Ci ha confessato di essere spaventata: «Non voglio vivere in un paese così, che tratta le donne in questo modo. Il diritto all’aborto è fondamentale».

Il Palazzo della Cultura e della Scienza con il simbolo delle manifestazioni – il fulmine rosso.
il sindaco di Varsavia, Rafał Trzaskowski, sostiene le donne. Il fulmine rosse è mostrato alle fermate.

Com’è potuto accadere?

Una domanda che sorge spontanea è come tutto questo sia potuto accadere sotto gli occhi dell’Unione Europea, che dal suo canto promuove il rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell’uguaglianza, dello stato di diritto e dei diritti umani. (art. 2 Trattato Unione Europea). Il partito PiS ha indetto leggi radicalmente opposte a questi valori. 

Ebbene, veniamo alla storia di questo partito per cercarne di comprendere la radicale evoluzione. Diritto e Giustizia è stato fondato nel 2001. Il carattere conservatore del partito allora era cosa nota, ma nessuno si aspettava  di certo quello a cui stiamo assistendo oggi.

Nel 2015 il PiS vince le elezioni promettendo il “cambiamento del paese”. Tali elezioni furono particolarmente anomale siccome nessuna forza politica di sinistra ottenne abbastanza voti per entrare in parlamento. L’opposizione era ed è tutt’ora troppo debole e disgregata per potersi costituire come valido rivale al PiS. 

Il PiS esercita la sua maggioranza varando a fine dicembre del 2015 una legge che prevede un controllo da parte del governo polacco dei mezzi d’informazione, mettendo così in pericolo la libertà di stampaE da conservatore, il partito è alleato della Chiesa – che gioca un ruolo politico fondamentale in un Paese religioso come la Polonia – con cui condivide la cosiddetta protezione dei valori tradizionali, assumendo di recente posizioni estreme che vogliono colpire la comunità LGBT e valori progressisti, come il diritto all’aborto

Jaroslaw Kaczynski, presidente e cofondatore del PiS, è promulgatore delle maggior parte delle idee ultraconservatrici del suo partito. Oggi è il leader di fatto del paese, fortemente odiato da tutti coloro che si uniscono nelle proteste.

Sono bastati solo cinque anni a Diritto e Giustizia per cambiare radicalmente  il volto della Polonia. E tutto questo fa paura soprattutto perché posizioni affini si stanno diffondendo rapidamente in tutta Europa sotto la maschera del perbenismo. C’è bisogno di una presa di forza da parte delle istituzioni europee e ce n’è bisogno ora. 

Una speranza

La sentenza è stata pubblicata e ormai sembra essere troppo tardi per cambiare le cose.

Anche gli anziani protestano. C’è anche un’organizzazione, la “Polskie babcie” (le nonne polacche)

La confusione e l’incertezza regna tra i cittadini, che però continuano a manifestare la loro rabbia nelle proteste, continuano a far sentire la loro voce nonostante il governo si ostini a non sentire.

Nella difficoltà di comprendere quanto sta accadendo i polacchi si aggrappano alla speranza. La speranza che, magari, qualcuno possa aiutare. La speranza di essere in Unione Europea e che questa possa fare qualcosa. Ma se non riceveranno l’aiuto che meritano, ai polacchi solo la speranza non basterà.

Uno slogan del movimento Women’s Strike (scopiero delle donne) recita: Non camminerai mai da sola (You will never walk alone). Weronika l’ha commentato così: « Nella nostra sofferenza, almeno siamo tutte insieme». 

 

Chiara Cogliati
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Chiara Cogliati
Da un anno vive a Venezia dove studia, ogni tanto si rintana leggendo e ogni tanto pensando, anzi spesso, serve per fare tutto il resto. Le piace ascoltare, le riesce meglio che parlare, ma per fortuna sa anche scrivere, un pochino, e allora quello che vorrebbe dire a parole lo scrive, così si diverte.