Salute di Silvio Berlusconi a parte la politica continua a discutere del PNRR e dei tempi strettissimi per la consegna dei progetti; le parole del ministro agli affari europei Raffaele Fitto non smettono di fare rumore. Questa settimana si chiude anche con uno strano fulmine a ciel sereno: Matteo Renzi diventa direttore editoriale de Il Riformista.
PNRR: non cessano le polemiche dopo le parole di Fitto
A scatenare il dibattito sul PNRR, il piano da 209 miliardi di euro, sono state le parole di Raffaele Fitto. Il ministro agli Affari Europei ha sottolineato come sia difficile riuscire a consegnare tutti i progetti legati al Recovery Fund entro tre anni e come bisognerebbe prevedere una proroga sui tempi.
Una proposta accettabile se consideriamo l’opportunità che il Paese si sta giocando. Il PNRR è tutt’altro che semplice da attuare: i bandi richiedono alte capacità di progettazione che, quasi sempre, non sono presenti negli organici degli enti che stanno accedendo ai fondi.
Fuori da qualsiasi approccio ideologico è innegabile come i tempi per l’impiego di questi 209 miliardi siano strettissimi e come molti comuni, fra i principali richiedenti, facciano fatica a rispettarli. Una proroga sarebbe quindi un obbiettivo utile su cui lavorare senza retorica e con pragmatismo.
La politica italiana però non ha limiti e, dalla giusta osservazione del ministro Fitto, si è passati alla proposta del leghista Molinari secondo cui si dovrebbero rivedere alcuni progetti e addirittura rinunciare parte dei fondi del PNRR. Una prospettiva quest’ultima poco rispettosa di quello che fu un grande passo avanti dell’Unione Europea allo scoppio della pandemia. Ventilare la possibilità di una rinuncia significa affermare che l’Italia non ha bisogno di risorse: cosa non vera.
Lo stop alle dichiarazioni leghiste è arrivato dalla Presidente del Consiglio Meloni che ha promesso cime l’Italia utilizzerà tutte le risorse del PNRR. Il problema sulle tempistiche però resta, e non solo. Dobbiamo tenere a mente infatti come le risorse del Piano di Ripresa e Resilienza vengono erogate in cambio delle riforme che il Paese si è impegnato ad attuare. Una di queste riguarda le concessioni degli stabilimenti balneari: aspetto che in campagna elettorale Fratelli d’Italia si è impegnato a non toccare.
Attorno al PNRR si intravede così una matassa complicata da sbrogliare per una maggioranza in cui coesistono punti di vista differenti.
La terza vita di Matteo Renzi: per un anno direttore editoriale de Il Riformista
Evidentemente per Matteo Renzi fare il senatore della Repubblica e il conferenziere in giro per il mondo è come per noi ordinare un cornetto al bar. Personalmente mi servirebbe la presa elettrica della Tesla per ricaricare le energie.
Con ogni probabilità a Matteo Renzi no: infatti proprio questa settimana è iniziata la sua terza vita parallela come direttore editoriale de Il Riformista.
Facendo un veloce riassunto Renzi ad oggi è: presidente di Italia Viva, senatore della Repubblica, conferenziere e direttore di un quotidiano; forse un po’ troppo.
Per carità, per la legge italiana potrebbe persino fondare tre reti televisive ma sicuramente, dal punto di vista morale, il cortocircuito è evidente. Non à il primo politico direttore editoriale di un quotidiano ma Matteo Renzi lo sta facendo ricoprendo una posizione non proprio secondaria sulla scena politica. Benché Carlo Calenda voglia unificare Azione e Italia Viva in un’unica formazione, Renzi è ancora leader di una delle due.
Non serve certo essere fini costituzionalisti per capire come Matteo Renzi sia parecchio borderline nelle sue attività. Non si sentiva proprio la mancanza dell’ennesimo conflato d’interesse.