Era stato presentato al Festival di Venezia 2020, dove ha vinto la Coppa Volpi per la migliore attrice protagonista. Dal 7 gennaio è disponibile in streaming su Netflix. Stiamo parlando di “Pieces of a Woman“, primo lungometraggio in lingua inglese del regista ungherese Kornél Mundruczó. Ecco a voi la nostra recensione.
Martha Weiss e il compagno Sean perdono la loro bambina in seguito ad un parto in casa. Mentre l’opinione pubblica li incalza a mettere alla gogna l’ostetrica, i due si trovano completamente impreparati ad affrontare un simile lutto.
Una regia adatta
Osannato dalla critica e atteso con trepidazione, “Pieces of a Woman” sta risentendo dell’hype che lo circonda, senza tuttavia rispecchiare totalmente le aspettative. a dominare sono una regia adatta e un cast ben scelto.
La regia di Mundruczó riesce pienamente a mettersi al servizio della storia, soprattutto al suo lato più emotivo. A dominare è ovviamente il piano sequenza di 23 minuti. 23 minuti ininterrotti di scena, con un camera che si muove nelle stanze della casa in cui ha luogo il parto, densa di primi piani strazianti e sofferenti. Il piano sequenza racconta la scena del parto dal momento in cui inizia fino alla sua fine, senza interruzioni dovute al montaggio, nulla interrompe il ritmo, permettendo allo spettatore di vivere assieme ai protagonisti l’esperienza, provando ogni singolo dolore del travaglio.
Se a primo impatto la scelta di utilizzare un piano sequenza può risultare un po’ esagerata ed eccessiva, come a dimostrare le proprie abilità registiche, nella scena in questione risulta l’opzione più azzeccata per poter trasmettere a livello emotivo un’esperienza così singolare come il parto, tanto da riuscire a coinvolgere anche chi il parto non lo ha mai provato.
Una magistrale Vanessa Kirby
Il secondo punto di forza di “Pieces of a Woman“ risiede nelle interpretazioni dei protagonisti. Prima tra tutti Vanessa Kirby, protagonista del film e vincitrice della Coppa Volpi come migliore attrice protagonista. Divenuta famosa come principessa Margareth nelle prime due stagioni di “The Crown“, Vanessa Kirby, grazie a questo film, ha spiccato il volo. Impeccabile in ogni istante. Intensa, emotiva e soprattuto reale. La Kirby nei panni di Martha Weiss riesce perfettamente ad esprimere il dolore straziante causato da un lutto così improvviso e inaspettato. A dare vita al suo compagno c’è invece Shia LeBouf. La sua performance, per quanto magistrale, fatica ad emergere, a causa della marginalità del suo personaggio nei confronti della protagonista.
Una storia troppo personale
Il tasto dolente della pellicola risiede nella scrittura. La scelta di trattare una storia così intima e, soprattutto, personale è stata un’arma a doppia taglio. La sceneggiatrice Kata Wéber si è infatti ispirata ad un’esperienza accaduta realmente a lei e al marito, il regista del film. L’infelice esperienza ha permesso alla scrittrice di poter attingere dalla realtà, andando perciò a snocciolare emozioni e sentimenti da lei personalmente vissuti. Ma la personale vicinanza a quello raccontato le ha anche impedito di poter rendere quei sentimenti universali. La storia così personale ha anche impedito di poter far emergere completamente l’emotività dell’evento. Lo spettatore comprende il dolore ma non riesce a farlo suo del tutto.
Aggiungi alla tua lista
La sceneggiatura poco adatta ha impedito al film di dare e ottenere quel qualcosa in più. Ad ogni modo l’interpretazione della Kirby e il tentativo di affrontare la maternità in una maniera più oscura e cruenta rendono “Pieces of a Woman” un film da inserire nella vostra watchlist.
Consigliato: Sì
Voto: 8/10
Sara Tocchetti
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