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Patrick Zaky e diritti umani in Egitto. Quando andrà tutto bene?

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Ieri è stata comunicata la decisione del tribunale egiziano che prolunga l’arresto del 27enne Patrick Zaky per altri 45 giorni, accusato di terrorismo e istigazione alla violenza, detenuto nelle carceri di un paese in cui i diritti umani vengono continuamente violati.

Il giovane attivista nell’ultimo periodo ha potuto ricevere le visite della sua avvocata e dei suoi familiari, dalle quali sono emerse le condizioni precarie in cui è costretto a vivere, tra l’altro particolarmente pericolose per la salute di Patrick, soggetto ad alto rischio di contagio da Covid-19 a causa di una patologia asmatica.

Nonostante le pressioni dei familiari e della comunità internazionale, Patrick dovrà trascorrere i prossimi 45 giorni in carcere.

Il processo

Durante lo stesso processo, a tre dirigenti della ONG per cui Patrick lavorava, la EIPR, a seguito della loro scarcerazione, è stato sentenziato il congelamento dei beni,  impedendo l’accesso agli atti e la difesa da parte dei legali degli attivisti.

Gli appelli per la liberazione degli attivisti sono stati numerosi, sia da parte di numerose organizzazioni internazionali che di molte celebrità, come Scarlett Johansson il cui video ha fatto il giro del mondo.

Ieri, 7 dicembre, Al Sisi, presidente Egiziano, ha visitato il capo di stato francese Emmanuel Macron a Parigi. A questo proposito è stata lanciata una campagna dalla Federazione Internazionale per i Diritti Umani per esigere il rilascio dei giovani attivisti.

Egitto, stato di non-diritto

Delineiamo più chiaramente il contesto politico in cui ci troviamo, facendo riferimento ad alcuni dati emersi nel Rapporto 2019/2020 di Amnesty International.

Ad aprile una serie di emendamenti costituzionali sono stati approvati per permettere al presidente Al-Sisi di rimanere al potere per altri quattro anni. Dopo la divulgazione di alcune prove della corruzione del presidente e dei militari, il 20 settembre la popolazione è scesa in piazza per protestare.

Le autorità hanno fatto ricorso alla forza e a misure estremamente repressive contro i presunti dissidenti del governo, individuati soprattutto dopo le proteste avvenute il 20 settembre. I manifestanti sono stati infatti sottoposti ad arresti, torture e significative restrizioni della libertà personale.

In che modo i diritti umani fondamentali vengono continuamente violati in Egitto?

Libertà di espressione

L’ accusa volta alla maggior parte degli arrestati è quella vaga di terrorismo, con la quale sono stati trattenuti anche vari giornalisti, detenuti in attesa di un processo. Molte persone sono state fermate per le strade delle città e sono state sottoposte a perquisizione dei loro smartphone, in particolare dei contenuti condivisi sui social network.

La BBC è stata aggiunta alla lista dei  siti web già bloccati in Egitto, insieme ad altri 512 portali di informazione e divulgazione di organizzazioni per i diritti umani.

Libertà di associazione

La libertà di associazione è stata fortemente limitata e viene pesantemente punita dal regime. Inoltre, è stata promulgata una nuova legge sulle NGO che conferisce alle autorità ampi poteri di criminalizzare le attività legittime di queste organizzazioni, i cui componenti vengono sottoposti sempre più spesso ad arresti e torture.

Ai lavoratori è stata limitata la libertà di organizzarsi liberamente e le organizzazioni sindacali non vengono riconosciute legalmente.

Processi irregolari, pena di morte e torture

Nei processi, svariati avvocati che hanno preso le difese di attivisti e manifestanti sono stati arrestati oppure durante i processi non gli è stato consentito di visionare alcuni documenti, impedendo loro di rappresentare i loro clienti e rendendo i processi gravemente irregolari.

Al termine di questi processi sono state emesse varie sentenze di morte per uomini e donne sottoposti a tortura e confessioni coercizzate, oltre che sparizioni forzate.

Tra l’altro, le condizioni delle carceri nelle quali vengono trattenuti gli imputati sono nocive per la salute e decine di prigionieri sono morti per cause correlate ad esse.

L’Unione Europea non può permettersi più di stare in silenzio. Patrick Zaky e tutte le persone che, lottando per il rispetto dei diritti umani fondamentali, vengono torturate e processate non possono più essere lasciate sole.

Irene Ferigo

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