Quando nell’agosto del 2019 io e il mio compagno avevamo pensato di convolare a nozze, ci eravamo posti poche condizioni: una, inderogabile, era quella di non far passare troppo tempo dalla data della decisione a quella della cerimonia. “Deve essere nel 2020, eh! Non facciamo come quelli che fanno passare due anni e poi si dimenticano pure cosa stanno organizzando!”.
HA! Il Destino, nel momento esatto in cui pronunciavamo quella frase ad alta voce, si era fatto la prima risata.
La seconda- ed ultima- condizione era che il matrimonio dovesse essere celebrato in autunno, per evitare che gli invitati bestemmiassero l’intero calendario gregoriano una volta ricevuto l’invito per l’ennesima cerimonia nel pieno della calura estiva. Doppio HA del Destino, che intanto si stava apparecchiando una bella partita di dama. E le pedine eravamo noi. Noi che, nella semplicità di un desiderio comune a tanti poveri fessi nel mondo, non avevamo la minima idea del guaio in cui stavamo per cacciarci.
Imparando dalle esperienze altrui e ricacciando l’istintiva mania di controllo che contraddistingue me e la mia dolce metà, ci siamo da subito imposti di non coltivare la presunzione di riuscire ad imporre la nostra volontà su ogni cosa: a cominciare dalle previsioni meteorologiche, con le quali non puoi lottare neanche se sei Bernacca in persona. E non funziona neanche avere una sorella che è Maresciallo dell’Aeronautica Militare. Il meteo è incorruttibile.
Dal primo momento in cui abbiamo comunicato la nostra decisione, amici e parenti che ci erano passati prima, ci avevano redarguito: “Sai quanti imprevisti affronterai per il tuo matrimonio!”; “Avrai la sensazione che nulla andrà come vuoi!”; “Sapessi a me cosa è successo!”. E giù di aneddoti agghiaccianti, a volte divertenti, altri tristissimi, altri con risvolti tragicomici che sono diventati, poi, fatterelli belli da raccontare anni dopo, quando ormai tutto era passato e riuscivi a riderci su.
Nessuno di loro, però, ha potuto competere con me. Quante persone conoscete che come imprevisto alle loro nozze hanno avuto una pandemia globale che ha costretto il mondo intero a fermarsi? Altro che Renzo e Lucia ed il loro matrimonio che non s’aveva da fare! Ho sentito le storie più disparate su quello che ha potuto mettere i bastoni tra le ruote ad una coppia di innamorati. Addirittura un conflitto mondiale, nel caso di nonni sposati in piena guerra. Ma la pandemia…la pandemia ce l’abbiamo avuta solo noi. Noi sciagurati che per tanti anni abbiamo coltivato l’amore ed abbiamo deciso di mieterlo nel momento meno propizio. Noi impavidi che abbiamo creduto di poter gestire l’evento in uno dei Paesi con la peggiore organizzazione ordinaria, figuriamoci in stato di emergenza. Noi pazzerelli e giocherelloni che abbiamo pensato di stare dietro ai decreti ministeriali assecondando le misure anticontagio, facendo le nomination tra i parenti per rientrare nel numero consentito di invitati. Noi che, forse, ci è andata di culo se al ricevimento non si potrà ballare per più di 15 minuti e probabilmente sfangheremo l’inesorabile rottura di palle dei latino-americani che d’ufficio vengono imposti alle feste. Noi che, invitando i nostri cari a partecipare all’evento, dobbiamo spiegare ai parenti più anziani cos’è un Green Pass e perché non c’entra niente con la cittadinanza americana.
Noi, che tra un rimando e l’altro abbiamo anche perso qualcuno di molto caro. Perché alla fine, costa poco ridimensionare una festa; non è un problema grave rimandare di qualche mese; non pesa più di tanto sprecare un paio di caparre e rinunciare a qualche capriccio.
È dura percorrere una navata, invece, e cercare con lo sguardo chi se n’è andato a causa della pandemia. È un boccone amaro quello che mandi giù quando chiedi ai fornitori, agli amici, ai parenti più lontani, notizie sul loro stato di salute e scopri che ognuno ha perso qualcosa, ognuno ha perso qualcuno. D’un tratto il meteo, gli imprevisti, i ritardi si rivelano per ciò che sono: preoccupazioni stupide. E la priorità diventa rivedere dei sorrisi, sani e genuini, stampati sui volti di chi ami. Sorrisi che puoi vedere anche attraverso una mascherina che, per inciso, è ormai un must del dress code di ogni party (avrò guardato troppi programmi di Enzo Miccio?).
Ah e comunque alla fine mi è toccato sposarmi ad agosto.
La sera, prima di addormentarmi, sento l’eco delle bestemmie dei parenti che dovranno ficcarsi in un completo giacca e cravatta in piena estate.
In fondo è utile.
Mi calo nell’atmosfera da pandemonio.