Ne avevamo già parlato, ma se la speranza è l’ultima a morire anche la psicosi dovuta al Coronavirus non scherza. Infatti, pur essendo stato isolato con successo allo Spallanzani, il virus continua a creare uno stato di paura e di diffidenza di cui a far le spese è la comunità cinese.
Numerose sono state le testimonianze di episodi di razzismo di cui è stato vittima la maggior parte delle persone con tratti anche solo vagamente asiatici. Non importa se molte di loro sono nate e cresciute in Italia. Hanno origini orientali e quindi sono possibili untori del virus e trattati alla stregua di tali.
Gli effetti economici della psicosi
È un meccanismo vecchio come il mondo: davanti a ciò che ci fa paura reagiamo in modo irrazionale attaccando chiunque, a ragione o a torto, ne sia a nostro parere causa. È un meccanismo vecchio come il mondo, certo, ma anche di recente ha avuto effetti devastanti soprattutto a livello economico.
Sì, perché se già due settimane vi parlavamo dei negozi e ristoranti orientali ormai praticamente deserti, ora tutto ciò ha portato alla riduzione del 50% dei loro fatturati e alla conseguente chiusura di parte delle attività .
Gli esercenti non riescono infatti ad andare più avanti. A Milano un ristorante cinese ha denunciato una drastica riduzione di prenotazioni. Da 120 coperti in un sabato a 18, il sabato immediatamente successivo. E non è l’unico.
In tutta Italia negozi e ristoranti sono costretti ad arrendersi o nei miglior casi a passare la gestione allo staff italiano come è avvenuto a Lecce.
Questo è il potere della psicosi di cui il virus è causa. Psicosi che ci rende sordi alle parole della scienza che ha già chiarito che il virus non si può trasmettere per via alimentare.
A ciò possiamo anche aggiungere che la maggior parte dei prodotti venduti non vengono dalla Cina e il quadro dell’irrazionalità è completo.
Una speranza nella solidarietà
Nonostante ciò un filo di speranza ancora c’è. Un filo che si chiama solidarietà.
Davanti all’aumentare dei fenomeni di discriminazione infatti sono nate iniziative di sostegno per le attività che vivono un momento di difficoltà, e in generale per la comunità asiatica: prima vittima del virus.
Da Roma a Milano passando per Firenze, i cittadini si stringono in un abbraccio di sostegno per ricordare che le persone non sono il virus. E in questi giorni sarà in particolare il capoluogo lombardo ad essere teatro di una serata solidale, nata dalla collaborazione di Lorenzo Biagiarelli (attore classe 1990) con alcuni ristoranti cinesi.
La “Notte delle bacchette”
Si chiama “Notte delle bacchette” è si terrà domani venti febbraio.
L’evento si presenta, appunto, come una “serata di solidarietà gastronomica d’oriente” in cui ogni locale aderente devolverà il 50% del ricavato dalla vendita di un “piatto solidale” all’associazione Ai.Bi (Amici dei Bambini). Quest’ultima, come possiamo leggere sulla pagina Facebook dell’evento, “Da settimane sta cercando di portare un aiuto (in Cina dove è presente dal 2012) ad una delle comunità più duramente colpite dagli effetti del Coronavirus: quella degli orfani”.
Un’iniziativa dunque che si propone d’essere un aiuto concreto ad un paese in difficoltà e che allo stesso tempo punta a non lasciar soli i ristoratori asiatici.
Infatti la maggior parte dei 52 locali che aderiscono propone cucina orientale. L’idea è quindi quella di rendere questa serata anche una possibilità di riscoperta di questi sapori oltre l’ignoranza ed il pregiudizio.
Come partecipare
Se quindi siete di Milano o d’intorni, domani sera potrete partecipare alla “Notte delle bacchette” semplicemente recandovi in uno dei ristoranti aderenti.
Per conoscere la lista completa si può facilmente andare sulla pagina Facebook dell’iniziativa, dove è anche presente la mappa che vi indicherà dove si trovano.
Non ci resta dunque nient’altro da dire, se non augurarvi buon appetito e una buona serata. Una serata che possa aiutare a sconfiggere il virus più pericoloso: il razzismo.