Che le festività natalizie sarebbero state soggette a grandi limitazioni era ormai chiaro da tempo, ma col nuovo DPCM è arrivata l’ufficialità. Vietati, dunque, gli spostamenti tra regioni del 21/12 al 06/01 e anche tra comuni a Natale, Santo Stefano e Capodanno. L’obiettivo è evitare la terza ondata, che risulterebbe catastrofica in termini sanitari ma anche economici.
Le misure sono percepite come necessarie dalla maggior parte degli esperti, e non solo. Non manca però chi tenta di sminuire la gravità della situazione, sostenendo che i sacrifici siano eccessivi perché atti a salvaguardare prevalentemente una piccola parte della popolazione. Al di là delle stigmatizzazioni, però, le fasce più deboli, le più colpite da questa pandemia e dalle sue conseguenze, saranno quelle a soffrire maggiormente di queste misure; e non solo in termini di salute fisica. E qualcuno vuole far credere non sia importante quanto andare a sciare.
Annoso problema, recenti risvolti
Quello degli anziani e la solitudine è un tema datato. L’adattamento dei meno giovani alla società sempre più mobile e veloce che è andata delineandosi negli ultimi decenni non è stato certo dei più semplici. È cambiato il concetto di famiglia, la sua composizione, la socialità, le distanze. Col divieto di spostarsi da un comune all’altro, poi, proprio la componente distanza è divenuta il tema centrale del prossimo Natale.
Presumibilmente saranno moltissimi i casi di nonni impossibilitati a raggiungere o essere raggiunti dai propri familiari; il che, oltre a comportare comprensibili difficoltà assistenziali, rappresenterà per loro l’ennesima rinuncia in un anno difficilissimo.
Il più possibile isolati da inizio pandemia, incolpati da più parti di essere il motivo della stasi economica nella quale ci troviamo in quanto soggetti più a rischio Covid e, infine, privati di una delle ormai poche occasioni di ritrovo con i diversi membri della famiglia che hanno creato, sempre che questa abbia avuto la fortuna di non subire perdite a causa della pandemia.
Caso limite
La normativa, a dire il vero, consente gli spostamenti al cospetto di “situazioni di necessità”, tra le quali è annoverata pure l’assistenza ad anziani soli o non autosufficienti. Questo permetterà a molte famiglie di fronteggiare eventuali emergenze, ma non esaurisce di certo la casistica dei disguidi che i nostri cari anziani dovranno sopportare. La solitudine non è sempre emergenza e spesso non si può risolvere semplicemente spostandosi da un comune vicino all’altro.
Il problema, tuttavia, lungi dall’essere esclusivamente normativo, ha profonde radici etico-sociali: questo isolamento è dettato e attuato per il loro stesso bene, almeno quello fisico. Pure le famiglie cui sarebbe consentito dalla normativa emergenziale il dirigersi verso la sempre accogliente casa dei nonni dovranno fare i conti con l’opportunità logistica e igienica di una tale scelta. Il lavoro e la scuola, seppur nell’osservanza delle norme anti-contagio, offrono occasioni maggiori di infezione rispetto alla semplice e tranquilla routine degli anziani; incontrarsi sarebbe comunque rischioso.
Come comportarsi
Come fare, dunque, se la soluzione alla solitudine scatena le criticità derivanti dal contesto pandemico?
Certamente l’atteggiamento più sicuro, ma anche il più drastico, sarebbe evitare qualsiasi forma di contatto. In questo, possono venire in aiuto le moderne tecnologie che ci consentirebbero, per questo Natale anomalo, di vederci rimanendo a distanza. Certo l’ipotesi di un pranzo di Natale via PC non è tra le più allettanti, ma costituisce una possibile alternativa in un periodo di grave crisi sanitaria.
Ove questo non fosse possibile, la raccomandazione sarebbe certamente quella di testarsi prima di entrare in contatto con la componente più a rischio della propria famiglia e comunque osservare tutte le prescrizioni del caso. Evitare baci e abbracci, usare mascherine, disinfettare mani e superfici più frequentemente possibile. Usare tutte le precauzioni che ci ripetono da inizio anno, col Covid la prudenza non è mai troppa.
Infine per rispondere a esigenze particolari , nell’impossibilità di portare assistenza adeguata ai propri cari è sempre opportuno e consigliato rivolgersi a dei professionisti.
La pandemia sta mostrando i suoi terribili effetti, fisici quanto psicologici, su tutti noi e in particolar modo sui più vulnerabili. Cerchiamo di supportare nel miglior modo possibile le fasce più a rischio e i nostri cari più anziani, i nostri nonni: la loro presenza è inestimabile e hanno bisogno quanto noi di essere abbracciati il più in fretta possibile in totale sicurezza.