Elezioni: bisognerebbe calendarizzarle. Una procedura obbligatoria per legge, obietterà qualcuno, ma il senso è un altro. Bisognerebbe mettere delle votazioni fisse in calendario, in precisi periodi dell’anno. Un po’ quello che fanno con l’agenda della serie A. Perché ormai le elezioni sono questo: un grande evento mediatico che crea opinione, aggregazione, consensi/dissensi e, specialmente, spettacolo. Manca poco meno di un mese a Natale e, dunque, l’occasione è quella giusta per chiedere un bel regalo: nuove elezioni sì ma (finisci la frase leghista) annuali ed ogni 25 dicembre.
Lista doni? Meglio la scheda elettorale
Se il Natale è la festa per eccellenza, perché non accompagnarlo alla festa della democrazia? Allora basta fissare consultazioni in mesi scialbi come gennaio. Quest’anno l’Epifania, oltre a portar via tutte le feste, ricorderà ai cittadini di Emilia Romagna e Calabria di andare a votare per le regionali. Niente vischio, datteri, festoni e luci che rischiano di scatenare l’epilessia: nude e crude elezioni. L’elezione natalizia invece, avrebbe caratteri epici. Innanzitutto le cornici: città vestite a festa, alberi addobbati, presepi, dolcetti e un tintinnio di campanelli, come quelli che hanno le renne di Babbo Natale. Quest’ultimo potrebbe piacevolmente moltiplicarsi ed intrattenere – in maniera leggermente diversa – la gente nei centri commerciali. Ai più piccoli darebbe ascolto per quanto riguarda la lista dei doni. Ai grandi invece, potrebbe dare preziosi consigli su come utilizzare correttamente la scheda elettorale, su cosa possono o non possono fare i rappresentanti di lista e, se impegnati con l’attivismo politico, come eludere i controlli per stampare dei bei manifesti abusivi. Sempre rigorosamente sulle ginocchia del tenero Babbo che, in cambio, potrebbe pretendere qualcosa in più da “quota cento”: è il voto di scambio che incontra lo scambio dei doni. Ce lo chiede l’Europa.
“Canto elettorale”: passato, presente e futuro
A Natale siamo tutti più buoni. Ce l’ha insegnato Ebenezer Scrooge, malefico protagonista di “Canto di Natale” che poi riesce a ravvedersi. La stessa cosa che potrebbero fare i partiti. Lo spirito delle elezioni passate – magari un Andreotti -, potrebbe far comprendere loro la grandezza dei vecchi leader, per capire come siamo messi male oggi. Lo spirito del Natale presente – diciamo un Matteo Renzi – avrebbe il compito di insegnare come la solfa non cambi: mi scindo, cambio sigla e faccio un po’ di trial tra destra e sinistra come i motociclisti. Infine, lo spirito del Natale futuro, Berlusconi: barcolla ma non molla. Sacro e profano ma anche tanto pragmatismo. Un’occasione per rilanciare il made in Italy. Ad ogni comizio si potrebbero lanciare verso la folla pandori, canederli, tortelli in zucca, struffoli, capitoni e baccalà. Prodotti da nord a sud, perché tanto alla Lega non fa schifo più nulla: “sò comunque voti”. Poi via coi giochi. Una bella tombola ma senza numeri: al loro posto il simbolo di ogni partito alla cui estrazione si accompagnerebbe la divertentissima smorfia napoletana. Decidete voi chi è “o’ scemo”.
Per completare il Natale elettorale, un bel veglione il 24 dicembre. Niente musica però. Solo spot propagandistici in loop per poi tirare fino a mattina. Giusto il tempo di comprare il cornetto in autogrill e poi di corsa al seggio, con gli scrutatori vestiti da elfi: la coerenza è importante. Per i più pigri invece, dopo essersi abbuffati a pranzo, quale occasione migliore per digerire se non quella di chiudersi in cabina? A scrutinio avvenuto, zampone e lenticchie e spumante per tutti. Oltre al cinepanettone quindi, vogliamo il Natale al seggio. Almeno favole e panzane sembrerebbero più credibili. Perché a Natale puoi.
Luca Villari