La musica permea negli spazi, si infiltra nelle stanze, nei corridoi, nelle orecchie: è aria ritmica. Una cupola può ovattare i suoi meravigliosi suoni verso l’esterno e concentrarli all’interno. Una cassa stereo può invece diffondere e amplificare l’impasto di note e parole dette canzoni. Unendo le due cose a qualcosa di quotidiano, nasce una magica alchimia. Uno stereo e le sue casse chiuse in un corpo incavo – abbastanza spazioso per sedersi – e semovente – magari grazie a quattro ruote – diventa un sogno itinerante.
Puoi decidere tu come iniziare. Se al mattino presente e futuro sono un’incognita, è alla sera che l’officina dei sogni riprende ad incantare. Perché un viaggio in musica in macchina, è appendice di quelle fantasie che germogliano nel sonno. È nell’orchestra su ruote che, come negli attimi prima di addormentarci, il film della nostra vita comincia a passarci davanti. Pensieri, riflessioni, preghiere e desideri, come prima di chiudere gli occhi. Solo che stavolta la finestra sul mondo è aperta ed ha pure una colonna sonora.
E allora parte il viaggio. Suona un pezzo rock e sono urla, rabbia che esce per quel che non hai detto, ciò che non hai fatto e non puoi fare. Poi arriva il tempo di una ballad: quanti anni son passati, quante occasioni sprecate, questo c’era, ora non c’è. È un saliscendi, emotivo e biografico, non è solo musica. Un attimo fa eri adulto, ora sei piccolo, ora sei a metà o pensi come sarà, domani. Giunge anche il tempo delle lacrime, perché non era la vita che volevi, perché ti manca questo o quello. Ma basta rimuginare, è ora di cantare. A squarciagola o coprendoti la bocca, perché è la tua felicità, di nessun altro. È questa la vera macchina del tempo, anticamera del sogno. Illusione di qualche ora prima di rimetter piede a terra. Si spegne la festa ma niente paura, è solo il primo tempo. Arriva la notte: ricomincia il viaggio.
Luca Villari
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