È il caso che coinvolge Luca Morisi -l’ex responsabile della comunicazione di Matteo Salvini- a sconvolgere la politica e a portare ancora più scompiglio nella Lega.
Morisi indagato per detenzione di stupefacenti e Salvini accusa i media.
Le dimissioni della “Bestia” sono arrivate come un fulmine a ciel sereno ma celavano la preoccupazione di Luca Morisi per l’indagine per droga a suo carico comparsa poco dopo sulla stampa.
Un fatto su cui Matteo Salvini è subito intervenuto mostrando come la doppia morale è ancora una prassi ben consolidata in politica.
Luca Morisi è infatti il creatore del Salvini pop, dell’assoluta intransigenza leghista nei confronti di “drogati” e “spacciatori”.
Ma, come spesso accade, i fatti di casa propria si commentano con estremo garantismo e moderazione; così da parte di Matteo Salvini Morisi è “un amico da aiutare” contro cui si è scatenata una campagna mediatica.
Il campo avversario non ha potuto non notare come le parole clementi nei confronti di Morisi siano in contraddizione con quelle riservate da Salvini a quanti mostrano fragilità. Fa dunque capolino la questione morale: aspetto intimamente legato all’agire politico ma molto spesso utilizzata invece come arma contro gli avversari.
Lo scacco matto della Lega Nord
Il caso di Morisi però apre uno scenario politico non da tutti evidenziato. Il licenziamento del creatore della Lega nazionale potrebbe essere un perfetto assist al vecchio partito, composto da amministratori del nord, molto vicini all’impostazione del governo Draghi e meno alle bararonde messe in campo da Salvini a caccia di consensi.
La domanda da porsi è se Salvini riuscirà a reggere senza colui che gli ha di fatto creato la maschera popolare. È un fatto sempre di questa settimana la dichiarazione di Giorgetti con cui, gettando benzina sul fuoco, sconfessa il segretario sul candidato sindaco della Capitale esprimendo apprezzamenti su Calenda
È ormai evidente come la scelta di sostenere Draghi abbia fatto perdere a Salvini posizioni nel partito: un po’ perché Draghi si è scelto ministri provenienti dalla vecchia Lega, quella fatta di amministratori e governisti; un po’ perché l’anima della destra sovranista, pura e coerente se l’è presa tutto Giorgia Meloni scegliendo di stare all’opposizione.
Matteo Salvini si trova dunque scoperto, senza più Morisi e con Meloni che gli sta progressivamente mangiando l’elettorato nazionale. Una tempesta perfetta dalla quale Salvini potrebbe uscire ridimensionato e con la linea nordista rafforzata.