La prima settimana della nuova era della politica italiana senza più il padrone del Centrodestra ci riporta un vecchio tema: il MES. La riforma del meccanismo di stabilità europeo che deve essere ratificata solo dall’Italia..
Una nota del capo di gabinetto del Ministro dell’Economia ha gettato la maggioranza nel caos.
La riforma del MES aiuterebbe l’Italia
Un tema ciclico che la politica italiana finge di dimenticarsi: il MES e la sua riforma che aspetta solo di essere ratificata dal’Italia.
A far scoppiare la polemica stavolta è stata una relazione del capo di gabinetto del Ministero dell’Economia nella quale si dà un parere positivo alla riforma del MES evidenziando come, una ratifica da parte del governo, inciderebbe positivamente sulla reputazione finanziaria del Paese. Un parere pragmatico che sconfessa la narrazione con cui Fratelli d’Italia e Lega stanno da tempo negando la ratifica.
Va detto che ratificare la riforma del MES non significa usufruirne: significa solo dare la possibilità agli altri Stati membri di poter accedere al nuovo meccanismo di stabilità. Uno dei motivi per cui infatti ci dovremmo sbrigare a dare il consenso: per consentire al MES di entrare in vigore.
Ma il problema è tutto politico infatti il ministero da cui proviene la nota è in mano alla Lega che si è sempre opposta alla riforma. Un atto molto dirompente da parte del ministro Giorgetti che in sostanza sconfessa la narrazione del suo collega di governo e segretario Matteo Salvini.
Non solo: il pragmatismo di Giorgetti sconfessa anche il racconto che da tempo fa del MES la presidente Meloni: una totale avversione per il timore che ci siano dei vincoli stringenti nel patto. Sfugge tuttavia come l’Italia non sia chiamata a scegliere se usare o no lo strumento; siamo semplicemente chiamati ad approvare le nuove regole di funzionamento.
Il MES no ma Paperino lo approveremmo immediatamente
Il problema della politica italiana con il MES è il nome. Se infatti si chiamasse Paperino lo approverebbero immediatamente con anche una certa dose di compiacimento.
Il governo Meloni sulle questioni europee è in assoluta continuità con i precedenti esecutivi: il livore contro l’Unione Europea lo dobbiamo ancora scoprire e forse non lo scopriremo mai.
Giorgia Meloni ha capito che per governare serve un buon rapporto con l’Unione Europea e che con l’antieuropeismo Palazzo Chigi se lo scorda. Quindi la leader dell’estrema Destra si è adattata al moderatismo che ha sempre governato il Paese. Ma sul MES no: non sembra dare segni di cedimento.
Il meccanismo di stabilità europeo è un marchio che evoca il ricordo della crisi greca e le imposizioni della Troika, per questo i cosiddetti sovranisti non lo vogliono sentire neanche nominare. Ad un certo punto però Meloni sarà costretta a trovare una strategia comunicativa per far digerire la ratifica: è un passaggio obbligato che prima o poi arriverà. Giorgetti, che peraltro si era già espresso in favore del nuovo MES, ha solo fatto presente la realtà: è stigmatizzante continuare una crociata priva di senso.