Il dibattito politico dopo i fatti di Roma ha preso un altro tono, colore e aspetto. L’aggressione alla sede della CGIL da parte di gruppi neofascisti è sicuramente il fatto che resterà più a lungo nel dibattito pubblico mettendo Meloni e Salvini difronte a problemi politici da risolvere. Ma cominciamo dall’inizio.
Confusione fra due piazze e l’assalto dei neofascisti
L’errore che non si può commettere nel fare informazione è confondere le due piazze che lo scorso sabato hanno affollato il centro di Roma. C’era una piazza autorizzata che manifestava, come tutti i sabati da qualche mese a questa parte, contro il green pass da cui si è formata una manifestazione parallela che ha compiuto gesti che ci riportano a tempi bui. Una seconda manifestazione guidata dai leader di Forza Nuova che poi è entrata con la violenza nella sede del principale sindacato italiano.
Difficile affermare quanto i Nopass possano aver preso parte all’assalto della CGIL; quello che è certo è il coinvolgimento di Forza Nuova e altre costole della destra non repubblicana nell’aggressione al sindacato.
L’assalto a un simbolo: questo il motivo della presa di coscienza
Il tema della presenza di formazioni neofasciste in Italia non lo si svela oggi: diverse campagne e mobilitazioni contro i nostalgici del fascismo si sono susseguite in passato. L’elemento aggiuntivo, quello che porta a una sensibilizzazione maggiore oggi, sono i fatti di Roma e l’assalto a un simbolo democratico come un sindacato.
Episodio che in moltissimi a suscitato ricordi che si speravano sepolti: chi quel momento storico lo ha vissuto è stato catapultato negli anni ’20 del Novecento quando, le allora squadracce fasciste, assalivano sindacati, partiti e movimenti.
È questo il tema che ha fatto scoppiare un vero e proprio caso politico sulla necessità, sostenuta da molti, di sciogliere Forza Nuova e le altre formazioni che si rifanno al ventennio fascista. La prima voce è stata quella di Maurizio Landini -segretario della CGIL- che ha convocato una mobilitazione l’indomani dell’assalto alla sede nazionale.
Una richiesta sostenuta da forze politiche e associazioni che coinvolge direttamente il governo in quanto detentore del potere di sciogliere organizzazioni ritenute pericolose per l’equilibrio democratico del Paese. Caso che non poteva non toccare Meloni e Salvini ritenuti da più parti contigui ai gruppi di estrema destra.
L’imbarazzo della Destra non fa uscire una posizione chiara
In tutto questo Lega e Fratelli d’Italia se la prendono con il ministro degli interni Lamorgese ritenuta da Meloni e Salvini inadeguata al ruolo che ricopre. Attacco che si è concretizzato in aula alla Camera durante un question time nel quale Giorgia Meloni ha usato parole fortissime contro il ministro.
Il vero caso politico che infiamma il dibattito è la non adesione dei partiti di Centrodestra, con esplicite dichiarazioni di Meloni e Salvini, alla mozione con cui il Partito Democratico chiederà in Parlamento lo scioglimento di Forza Nuova.
Meloni e Salvini infatti dribblano la questione con la controproposta di una mozione che prenda le distanze da fascismo e comunismo. Fratelli d’Italia va però oltre: secondo Meloni non sarebbe opportuno sciogliere Forza Nuova per via parlamentare ma dovrebbe essere una decisione della magistratura.
Alcune dichiarazioni ambigue di esponenti del partito della Meloni portano scompiglio. Il giocare su due fronti, per non disconoscere una storia che accomuna diversi dirigenti di Fratelli d’Italia, fa rimanere interdette le altre forze politiche.
Ma un partito che aspira al governo può avere delle contiguità con il fascismo?
La vera questione per Giorgia Meloni adesso diventa questa: una leader che ha tutte le carte per diventare Presidente del Consiglio può lasciare opacità sul giudizio che dà del neofascismo? È simbolicamente complesso andare a Palazzo Chigi mantenendo un non detto sulle formazioni che hanno uno stretto legame con il fascismo. Che Giorgia Meloni non si rivolga personalmente a quel mondo è plausibile ma lo deve sancire politicamente anche per rispondere più costruttivamente all’inchiesta di Fampage sulla “Lobby nera”.
Intanto i Nopass verso il blocco del Paese
Nel frattempo l’obbligo di green pass sui luoghi di lavoro entra in vigore oggi: un passaggio delicato offuscato questa settimana dai fatti di Roma. In realtà però un nodo importante che fa discutere. La scelta del governo di approvare una deroga -peraltro non richiesta- per i portuali di Trieste suona come un autogol che potrebbe fare accendere ancora di più le piazze oltre a non placare i portuali che adesso gridano alla discriminazione fra lavoratori.