Inutile scongiurare qualcosa che finora è stata la nostra unica arma contro il Covid
Lockdown si o no, questo è il dilemma. In un periodo nel quale l’unità nazionale del marzo scorso sembra appartenere a un’altra era geologica. In un momento nel quale i contagi crescono giorno dopo giorno, le terapie intensive sono stracolme il governo sembra titubare sul da farsi.
Un grave problema. Proprio adesso ci vorrebbe fermezza e cecità verso qualsiasi compromesso che annacqui ciò che i tecnici consigliano per evitare la catastrofe. Sì perché se è vero che fino a pochi mesi fa si poteva lavorare per tenere insieme salute e economia, adesso sembra improbabile riuscirci. E allora la drammatica domanda che ci dovremmo porre è: vivere o morire?
Perché alla fine, succhiando tutta la ciccia e arrivando all’osso, questo è il problema, Se non vogliamo seguire l’esempio svizzero decretando l’esclusione degli anziani dalle cure qualcosa dobbiamo fare.
Qualcosa va fatto ma soprattutto va detto e spiegato. Non siamo più nel periodo delle ideologie. Forse il Covid le ha spazzate via per sempre. Adesso è il momento di lavorare su dati garantendo la dovuta trasparenza.
Se lockdown deve essere non servono addolcimenti della pillola. Serve stabilirlo e lavorare su aiuti per superarlo. Ancor prima servirebbe sapere con chiarezza se di lockdown ne servirà uno solo o più di uno. La condizione è radicalmente diversa dalla prima ondata. A marzo avevamo passato il momento influenzale e ci apprestavamo a fare ingresso nella primavera. Adesso invece ci apprestiamo a fare ingresso nella lunga stagione invernale.
La politica non può essere titubante su questo. In assenza del vaccino abbiamo imparato che l’unica arma contro il Covid è il distanziamento. E se non siamo stati in grado di modificare la nostra società in modo che potesse funzionare anche all’interno di una pandemia, la chiusura sarà inevitabile.
La politica ha fallito nel costruire i presupposti a una gestione meno traumatica della seconda ondata. È passato. Purtroppo non si torna indietro. Adesso però non fallisca nel costruire un nuovo welfare con cui si possano affrontare le necessità di questo nuovo periodo.
Se lockdown deve essere lo si faccia ma si smetta di guardare al debito pubblico. Sarà un grosso problema per le future generazioni, certo. Sempre che però queste riescano a nascere e vivere. Perciò per salvare anche loro i denari devono fluire a fiumi.
È un principio naturale: se vogliamo vedere future generazioni dobbiamo salvare prima noi stessi. E di conseguenza serve mettere la salute prima di tutto.
La classe politica attualmente al lavoro sarà destinata a subire grossi colpi. Se così deve essere vale la pena andare fino in fondo assicurandosi di salvare più vite possibile.
Federico Feliziani
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