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Cultura

Le meraviglie dell’arte erotica a Pompei: sessualità e immagini propiziatorie

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Il 9 novembre scorso, con la collaborazione del MANN e il contributo scientifico del Parco Archeologico di Pompei, Sky, Ballandi e Nexo Digital hanno potuto assistere all’uscita nei cinema del loro docufilm Pompei. Eros e mito, viaggio nel tempo immortale della città attraverso le opere di arte erotica presenti nel sito archeologico, lavoro diretto da Pappi Corsicato.

Un prodotto utile a riscoprire un luogo non sempre valorizzato al massimo dalle istituzioni locali, ma anche a conoscere una categoria di opere che non rientrano esattamente tra quelle che le guide vi suggeriranno per prime. Le numerose (e spesso sconosciute) manifestazioni di arte erotica disseminate all’interno del luogo sono infatti di rilevante spessore.

Storia di uno shock culturale

I rinvenimenti di arte erotica nei siti di Pompei ed Ercolano sono il frutto di una serie di scavi archeologici iniziati nel XVIII secolo. Nel 1819 il re Francesco I delle Due Sicilie si recò in visita alla mostra organizzata dal Museo Archeologico Nazionale di Pompei. Vi giunse accompagnato da moglie e figli.

Molto probabilmente mai il re avrebbe immaginato, prima della visita, di dover arrivare a coprirsi gli occhi per l’imbarazzo. L’interno, infatti, pullulava di contenuti artistici scabrosamente espliciti. Lo shock culturale fu di portata tale da indurre lo stesso re a celare le opere in un insieme di stanze apposite nominato Gabinetto Segreto.

I lupanari

Tra i luoghi più interessanti dell’ ars erotica di Pompei figura senza alcun dubbio il lupanare, luogo adibito al piacere a pagamento. Strutture a due piani da dieci stanze piuttosto anguste e non certo ideali per la privacy, i lupanari erano vere e proprie case di tolleranza ante litteram, e la scia di graffiti e dipinti raffiguranti rapporti sessuali che ne adorna le pareti interne consente di affacciarsi su una visione idealizzata della sessualità, piuttosto in contrasto con la funzionalità pratica del luogo.

Le opere e l’aspetto propiziatorio

Un posto di rilievo nel panorama artistico dell’eros di epoca romana spetta honoris causa alle riproduzioni falliche. Una componente riscontrabile negli oggetti decorativi per le case, i cui motivi richiamavano chiaramente attributi sessuali. Un esempio erano i titinnabulum (campanelli eolici), sculture in bronzo raffiguranti divinità come Priapo, non di rado mostrato in “doti” eccezionalmente notevoli.

 

Rilievo fallico proveniente da Pompei, 1-50 d.C. circa (foto: Kim Traynor)

Al contrario di quanto possano suggerire le frequenti esagerazioni nella rappresentazione delle dimensioni falliche, a questo tipo di iconografia era legato un forte significato propiziatorio. L’immagine fallica associata alle divinità era infatti considerata simbolo beneaugurante di fertilità, nonché talismano in grado di tenere lontani gli influssi maligni. Siamo dunque piuttosto lontani da malizie e imbarazzi. L’ingresso di Casa dei Vetti ospita il murale di un Priapo intento a pesare le sue “doti” sul piatto di una bilancia. Lo scopo? Ancora una volta, allontanare il malocchio.

Ironia e parodie

“se qualcuno fosse alla ricerca di qualche tenero amore in questa città, tenga presente che qui tutte le ragazze sono assai gentili”.

Recita così un graffito su una parete del frequentato tribunale civile della città. Possiamo comprendere subito che la considerazione della pratica sessuale era ben diversa da quella odierna. Un aspetto ancora più interessante è proprio l’ironia naturale dell’epoca intorno alla materia dell’eros, non solo a livello verbale ma anche artistico.

Emblematiche sono raffigurazioni parodiche come quella di Pan che scopre Ermafrodito con espressione attonita, o quelle degli impacci sessuali di Polifemo con Galatea. Per non parlare delle acrobazie erotiche dei pigmei deformi nelle scene dei banchetti. L’elemento ironico è la chiave che ci permette, insieme al contesto, di cogliere il reale significato delle opere. Ignorandolo, diventa semplice etichettare il tutto come esclusivamente sessuale.

Cosa ci lascia l’arte erotica di Pompei?

Caso unico nel panorama museale mondiale, la visita alle sale di quello che fu il Gabinetto Segreto è tuttora proibita ai minori di 14 anni. Del resto, anche il pubblico “adulto” ha dovuto attendere il 2000 per accedere all’ arte osé, dopo un flebile tentativo di apertura negli anni ’60.

Già questi dati sarebbero sufficienti a darci la misura dei labili confini che la nostra società disegna intorno alla materia erotica. Sottile è la linea di demarcazione tra arte e oscenità, pudore e censura, naturalezza e peccato. La sorpresa maggiore che emerge dall’attenta osservazione di queste opere è l’assolutà spontaneità, l’assenza di pruderie o della malizia della nostra epoca. Oggi, in tempi di sovraesposizione mediatica, viviamo l’eros paradossalmente soltanto attraverso allusioni. Come se si trattasse di qualcosa che può essere soltanto suggerito, ma mai discusso. E, talvolta, neppure pronunciato.

Mattia Passariello
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