la vita in quarantena della nostra redazione
Società

#SiamoSullaStessaBarca: la vita in quarantena della nostra redazione

Tempo di lettura: 8 minuti
Miriam, 15 marzo, ore:15:15- vista di Cantù
Miriam
In questi giorni ognuno  di noi si è dovuto reinventare . Per me questi sono i giorni in cui gran parte del tempo è occupato dalle registrazioni delle lezioni in università e dalle videochiamate (sempre troppo brevi) per colmare distanze diventate improvvisamente lunghe.
Mi manca tutto di prima (persino la metropolitana piena alle 8 di mattina)ma so che ce la faremo, basta che #restiamoacasa.

 

Serena Zoe, 15 marzo, ore 18.26 – Vista dal tavolo della cucina, Bologna

Pensavo che in questi giorni di quarantena il tempo si sarebbe accumulato come un macigno sulla mia schiena. Mi sbagliavo: non si fa in tempo ad alzarsi ed è subito sera, come diceva Quasimodo. C’è da dire che ho un nuovo “coinquilino” per l’occasione, il mio ragazzo. Siamo una bella squadra: cuciniamo, puliamo, studiamo e ci lecchiamo le ferite quando il morale tocca terra. A me, in questo momento strano della storia, capita spesso di piangere per la confusione; a lui no, ma è come se lo facesse: io lo sento. In ogni caso sono felice perché sto facendo la mia parte: seguo le indicazioni, non esco di casa, ogni sera mi affaccio al balcone e quando non mi vergogno canto una canzone. E continuo a dirmi che andrà tutto bene.

Isabella, 15 marzo, ore 16:00 – Bologna, via Matteotti

Progetti di vita spezzati in un limbo di durata non precisa. Mi sono sentita fermata nel momento in cui stavo per prendere il volo.
La musica e l’aria fresca dalla finestra distendono la mia mente  dandomi pace dai cattivi pensieri.
Il jazz mi trasporta in una dimensione effimera e positiva, in cui tutto può accadere. Aspetto impaziente il cambiamento.
Giacomo, 16 marzo, ore 15.30 – Bologna

In questi giorni io sto lavorando comunque, grazie al lavoro agile. Nel tempo di svago leggo/rileggo fumetti e gioco ai videogames. In più questo periodo è ottimo per l’allenamento casalingo, tant’è vero che sono riuscito giusto pochi giorni fa a fare i piegamenti con un braccio solo per la prima volta.

Andrea, 16 marzo, ore 15:30 – Gricignano di Aversa (CE)

La “quarantena” è dura, è vero. Ma va fatta. Lo dobbiamo a chi soffre, a chi è in prima linea nella battaglia al Covid-19 ed al nostro futuro. È questo il mio mantra in queste settimane. La mia quotidianità è cambiata: lavoro da casa, mi alleno da casa e posso vedere la mia fidanzata solo attraverso le videochiamate. Che palle, mi manca. Sto provando a guardare qualche Serie tv, a leggere o giocare alla Xbox per far trascorrere le giornate. La novità più importante è che dopo circa 13 anni ho tolto la barba. Risultato? Mio nipote non mi ha riconosciuto.
Tutto questo finirà. Non so quando, spero presto.

Questo cielo tornerà a sorriderci. “Ha da passà ‘a nuttata“.

Pietro, 16 marzo, ore 18:30 – la mia vista sulla stazione di Bologna

#SiamoSullaStessaBarca

 

Lo ammetto: sono uno di quelli che quando la Lombardia è stata chiusa hanno pensato almeno per un attimo di “scappare” a casa, al Sud. Poi però ho razionalizzato e sono rimasto a Bologna: in quel momento era troppo importante evitare anche lo 0,01% di rischio di trasportare con me anche il virus. E poi sarebbe stato veramente impegnativo stare più di un mese lontano dalla mia persona preferita, con la quale in questi giorni, chiusi in casa, mi diverto a fare il gioco della vita da adulti. A quest’ora mi affaccio alla finestra e resto basito per il silenzio, essendo da sei anni abituato al casino che soltanto chi vive accanto ad una stazione centrale di una grande città può immaginare.

Ho ricominciato a svegliarmi nel cuore della notte. Qualche mostro è tornato a trovarmi. Gli stringo la mano e col suo permesso ritorno a dormire, sognando il momento in cui finalmente riabbraccerò mio padre – anche se in tutta la vita ci siamo abbracciati una sola volta – e tutti i miei cari.

 

 

Federico, 16 marzo, ore 11:00 – Sasso Marconi

Quando la casa diventa lo stesso luogo nel quale dormi, mangi e lavori devi attrezzarti per separare le dimensioni. E questo è l’impegno più difficile da mantenere. Mi sforzo nel mantenimento della quotidianità, della cura nell’abbigliamento e del rispetto degli orari.

Il limite più grande sta nel non poter visualizzare il nemico contro cui stiamo tutti combattendo. Un nemico subdolo che si nasconde nella socialità.

Fortunatamente la scrittura è un canale senza barriere che in questo momento mi sta consentendo di mantenermi in attività anche se la nostalgia per quelle belle scaramucce politiche si fa sentire.

Giuseppe, 16 marzo, ore 21:00 – Napoli, Vomero

 

Durante quest’emergenza ho avuto modo di stilare una lista delle cose che dovrò fare quando sarà tutto passato.
E sarà un piacere non mantenere nessuna delle promesse che ho fatto a me stesso durante queste notti.
Perché vorrà dire che sarò tornato finalmente, meravigliosamente – umanamente – alla mia normalità.
Però una cosa dovrò farla: abbracciare un corpo più caldo, meno spigoloso, più tenero del mio.
Il suo.
E sarà come abbracciarla per la prima volta.

 

 

 

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