Nerdate

Recensioni Videojack: la trilogia del primo aprile

Tempo di lettura: 8 minuti

Still Life

Col secondo titolo iniziano le note dolenti, che verranno amplificate col terzo.

Still Life è un’AG come la precedente, ma invece di riprendere la visuale in prima persona, questa sarà in terza persona a telecamera fissa, mostrandoci anche il nostro personaggio oltre all’ambiente in cui ci troviamo.

La nostra protagonista qui sarà Victoria MacPherson, agente dell’FBI e nipote proprio di Gustav, che ritroveremo anche qui. Il gioco inizia con la protagonista che arriva sulla scena di un delitto appartenente alla serie che sta compiendo un serial killer e dovremo aiutarla a raccogliere gli indizi presenti sulla scena; questa parte è stata abbastanza originale e divertente anche se ci ho messo un po’ a trovare tutti i dettagli. Qui vedremo che la meccanica dei dialoghi è stata cambiata rispetto al primo titolo: il filo principale del dialogo è uno, che potremo continuare a seguire col tasto sinistro del mouse, mentre col destro faremo domande su argomenti secondari.

Dopo aver compiuto il nostro dovere sulla scena del crimine e successivamente anche in centrale, torneremo a casa e, dopo due degli enigmi più stupidi e difficili che abbia mai visto, troveremo un cofanetto appartenente al nonno Gus nel quale c’è il suo diario; ciò che leggeremo è il “report” di un omicidio al quale il nonno lavorò e che presenterà moltissime somiglianze col nostro stesso caso, somiglianze che poi diventeranno con certezza un filo conduttore comune alle due indagini; infatti giocheremo alternando Victoria e il nonno. La trama è perciò avviata: dovremo indagare sulle due serie di omicidi, sia nei panni di Victoria che di Gus.

Le note positive di questo gioco si esauriscono in fretta: la grafica è abbastanza bella per questo genere di giochi, la trama è avvincente e la doppia storia che seguiremo terrà alta l’attenzione e la voglia di scoprire ciò che lega due serial killer così distanti nel tempo; eppure, questa stessa trama risente anche dei lati negativi del gioco, che pesano TANTO.

Innanzitutto, se solo alcuni degli enigmi di Post Mortem erano davvero difficili, qui sarà la normalità: quasi tutti gli enigmi di questo gioco sono difficili e/o lunghi e frustranti; il problema, e questo è il punto chiave della questione, è l’illogicità degli enigmi; se un enigma è sensato e presentato bene non ho nessun problema a perderci anche molto tempo, se appunto è una sfida stimolante e ben integrata nella trama; in Stille Life però non succede mai, e questo, oltre a farmi bestemmiare come un veneto, spezza il ritmo della storia, che, voglio ricordare, è un thriller, e di conseguenza dovrebbe essere incalzante.

Una cosa troppo presente in questo gioco è il pixel hunting.

In conclusione, considero Still Life uno dei giochi più brutti a cui abbia mai giocato, superato solo dal suo seguito; non è neanche un vero “gioco brutto”, è “solo” un gioco con del potenziale letteralmente rovinato da delle scelte di gameplay che sono un esempio di ciò che non va fatto in un gioco e tantomeno in un’avventura grafica (i giochi con del potenziale rovinato sono i peggiori, perché ti fanno incazzare; i veri “giochi brutti” sono fatti male dalla base e almeno uno sa cosa aspettarsi e può anche farsi due risate). Non lo consiglierei ai fan di quest’ultime, a meno che non abbiano estremamente voglia di provare sulla propria pelle e farsi la propria idea e lo sconsiglio ASSOLUTAMENTE a chiunque non sia un avventore navigato di questo genere.

 

In sintesi

Pro:

trama

-grafica

Contro:

-quasi tutti gli enigmi non hanno senso e/o sono meccanicamente difficili oltre la soglia sopportabile

-la trama viene costantemente martoriata dalle scelte di gameplay

-PIXEL HUNTING

Voto: 2.5/5

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