Ogni pagina della Bibbia racchiude preziose risposte alle nostre domande. Quasi come ogni episodio dei Simpson. In merito alla “Sugar tax” introdotta dal Ministro dell’Economia Roberto Gualtieri nella nuova legge di bilancio, la famiglia più famosa di Springfield può venirci in aiuto su una questione tutt’altro che insipida.
“Sugar tax” o zuccherino fiscale?
Proibizionismo. A voler tagliar corto e a riassumere la vicenda, la tassa sulle bibite ricche di zuccheri dannosi, ha questi tratti. È un provvedimento per il nostro bene, per imparare a selezionare cibi – bevande in questo caso – sane e nutrienti, riducendo il cibo spazzatura. È in ballo la nostra salute. Come la tassazione dei motori diesel, bestie meccaniche che inquinano l’aria, l’aumento del costo delle sigarette, dannose per i nostri polmoni, e la diffusione di voci spietate secondo cui l’onanismo faccia abbassare la vista. Solo ed esclusivamente per salvaguardare le nostre diottrie. Proprio in questa lista si inseriscono i Simpson, con il prode Homer che, in preda all’isteria cittadina dovuta all’abuso di alcol, si elegge “Barone Birra”, rifornendo locali ed appassionati dell’oro giallo liquido, rigorosamente di contrabbando. Quindi: quando lo Stato vieta, spesso la massa si ribella o trova delle scorciatoie. Si ricordi il Ministro Toninelli per i Diesel, i fumatori incalliti disposti ad inspirare anche truciolato in combustione e gli amanti del “fai da te”. Con la “Sugar Tax” vedremo schiere di contrabbandieri di “Cochine fresche”, gazose, chinotti e qualsiasi altra cosa che abbia bollicine zuccherate?
Più salasso che “sugar tax”
Nessuno scenario apocalittico, chiaro. Al massimo nei bar qualcuno prenderà qualche bustina di zucchero in più per ridare sapore a bevande noiose come una galletta di riso. Indirizzare in qualche modo i consumi degli italiani su stili di vita più salubri, è in realtà un obiettivo nobile. Monco in questo caso. Ridicolo, almeno nello schema comunicativo del provvedimento. Piccola cresta per tirar su qualche quattrino: questa potrebbe essere la giusta definizione. Una decisione che alla fine non inciderà sulle scelte dei cittadini. Un po’ come il gioco d’azzardo. Bandito a parole ma tollerato. Insomma, è la solita storia dello stato paternalista che chiede di fare “ciò che io dico, non ciò che io faccio”. Poi forse sarà il turno delle tasse sui profilattici. Questo perché l’Italia è uno stato cattolico e la Chiesa prevede i piaceri della carne solo in ottica di concepimento. Allora arriveranno però i bonus bebè più cospicui, per incentivare l’aumento demografico. Quest’ultimi esistono già e più che il desiderio di metter su famiglia mercificano un po’ il senso della vita. Per la “condom tax” bisognerà attendere. Prima bisogna salvare l’estinzione dei crocifissi dalle classi.
Luca Villari