Prossimamente, al Teatro Piccolo dell’Arsenale, in occasione della Biennale di Danza 2021 a Venezia, ci sarà una prima assoluta dell’artista Olivier de Sagazan. Verrà presentata ‘La Messe dell’ Âne’, un’opera coreografica ispirata al romanzo di Beckett. Il tutto prende forma attraverso le sue trasfigurazioni, di cui maschere, burattini e burattinai, ci rimandano al romanzo ‘’Uno, Nessuno e Centomila’’ del drammaturgo Luigi Pirandello.
Olivier de Sagazan e la ricerca dell’istinto
Olivier de Sagazan, è un artista poliedrico, conosciuto soprattutto per le sue performance ibride. Caratterizzante del suo operato è la ricerca continua dell’identità, in cui l’ argilla è il materiale perno del suo lavoro. Comporre, scomporre, plasmare e sfaldare, sono gesti rituali istintivi che giocano con la teatralità e catturano la scena.
Secondo la sua poetica, Sagazan occupa lo scenario attraverso materiali naturali: infatti, la duttilità dell’argilla rimanda all’appartenenza alla terra, con essa si può transitare tra luce e forme, induce a guardarsi dentro creando molteplici istanti di bellezza primordiale. Questa passione per la natura e i rituali tribali, sono riprese dalle sue origini congolesi.
Trasfigurazione che diventa danza: la Messe de l’Âne
Si può solo far cenno ad un’opera teatrale non ancora avviata, ma quello che sappiamo è stato colto attraverso le interviste di altri autori. Ci sono cinque danzatori, trasfigurati dall’argilla, alimentano un’esperienza di riflessione, creando un laboratorio di interrogazioni su come appare il mondo visto dagli occhi di differenti personaggi inseriti in un contesto sociale e che, acquisiscono un movimento di dissoluzione.
Lo stesso Sagazan, ci spiega come l’interrogazione sull’identità vada alla ricerca della propria sorte. Così nasce una riflessione che parte dall’interiore, esteriore e viceversa, un’esperienza del sé, un equilibrio tra istinto animale e razionalità umana. Materia e pittura creano allucinazioni ed eccitazioni collettive, la rappresentazione delle frenesie di ogni giorno.
Insomma, una denuncia sociale velata, dove l’artista invita alla riflessione dal singolo al collettivo, interpretandone ogni valore umano.
Pirandello e Sagazan: maschere sociali a confronto
Ciò che accomuna l’opera di Pirandello a quella dell’ artista francese, è l’Io freudiano: l’origine dell’interiorizzazione del codice comportamentale dei valori morali calcolano una condizione conscia, preconscia e inconscia.
Queste condizioni determinano un bagaglio culturale e un meccanismo bivalente tra autodistruzione e appagamento, generando molteplici personalità nel proprio contesto sociale, determinando appunto le cosiddette ‘’maschere’’.
Perciò, qualunque sia l’epoca, qualsiasi sia l’autore, la poetica, il mezzo espressivo, il tornaconto è sempre quello di porsi un quesito individuale in cui interiorizziamo e analizziamo.
Oscilliamo da sempre in istinti e introspezioni, determinando appunto l’essere umano in tutte le sue sfaccettature.
a cura di
Antonella Vigorito