Il corpo femminile è da sempre sessualizzato e reso oggetto. Un corpo che non viene guardato in modo neutro ma ogni sua parte viene analizzata sotto il microscopio.
Un corpo che deve essere impeccabile, senza nessun “difetto”, che viene usato come soprammobile dalla televisione, zittito, controllato, reso perfetto e che i Social, invece, censurano in modo costante.
La censura del corpo femminile è sempre in agguato.
I social e la censura.
L’algoritmo dei social porta alla censura del corpo femminile: guai a mostrarlo nella sua integrità, anche se si tratta di arte, fotografia o cinema.
I capezzoli femminili, ad esempio, subiscono molta censura dai social. C’è differenza tra capezzoli maschili e femminili: i primi si vedono dappertutto, ma i secondi sono soggetti a critiche sociali e restrizioni.
I giornali riportano notizie dell’ultima donna che ha osato uscire senza reggiseno e i social impediscono la diffusione del petto femminile, anche se si tratta dell’autopalpazione al seno per prevenire i tumori. Come ci mostra questo video per il quale, tristemente, si è dovuti escogitare una soluzione per evitare la censura.
Il seno è così estremamente sessualizzato che anche il solo mostrarlo per motivi medici o per allattare un neonato è scandaloso. Una parte del corpo che dovrebbe essere normale, viene invece ritenuta non appropriata.
Sono sempre di più, però, le pagine che parlano e combattono questo fenomeno. Ad esempio, il sito Parte del discorso ha organizzato la campagna LIBEROicapezzoli per sdoganare il pensiero che ci sia qualcosa di diverso rispetto al petto maschile.
Se il nudo è arte o scienza.
I social, però, censurano anche l’arte. È recente il fatto che ha coinvolto Instagram e Facebook nella censura dei nudi di Canova. Il Comune e il museo di Possagno, in Veneto, si sono adirati, non potendo in questo modo fare promozione internazionale. Sgarbi, Presidente della Fondazione Canova di Possagno, ha affermato che porteranno anche loro Zuckerberg in tribunale.
L’algoritmo dei social non distingue tra arte e porno e censura a priori, impedendo così la diffusione e promozione artistica.
Non solo viene censurato il corpo, ma anche per il trattamento di tematiche sessuali, l’algoritmo tende a chiudere i profili. È un tabù mostrarlo ed è un tabù parlare di piacere e sessualità femminile.
La pagina Virgin and Martyr, che rompe il tabù intorno al sesso, ha subito censura da parte di Instagram più volte.
Qualche giorno fa, l’ostetrica Violeta Benini voleva pubblicare un disegno del perineo femminile, ma Instagram gliel’ha impedito, cancellando subito il post in questione. Indovinate? La foto del perineo maschile, invece, viene pubblicata tranquillamente.
Coincidenze?
L’algoritmo è maschilista.
Queste restrizioni da parte dei social sono la conseguenza di una società patriarcale e maschilista in cui il corpo della donna viene sempre e continuamente sessualizzato e reso oggetto dello sguardo maschile. Non viene visto come un corpo e basta, ma come un corpo che attrae, seduce e attira e per questo bisogna coprirlo il più possibile. Anche online.
Corpo e piacere femminile rimangono inappropriati.