Dopo le elezioni in Emilia-Romagna si aprirà un nuovo congresso nel Partito Democratico. Obbiettivo di Zingaretti: trasformare il PD in un “partito nuovo”.
Sembra proprio che le elezioni regionali del 26 Gennaio non possano essere solo una questione locale ma un vero e proprio test nazionale. Uno spartiacque dopo il quale tutto potrebbe cambiare. Ad aggiungersi ai tanti significati di questo appuntamento ormai alle porte, arriva anche la nuova ripartenza del PD voluta da Nicola Zingaretti.
Fra Calabria ed Emilia-Romagna, è il voto in quest’ultima ad avere i riflettori puntati addosso. Da una vittoria in Emilia-Romagna infatti il centrodestra vorrebbe cominciare la campagna per la conquista del governo nazionale, passando per le elezioni politiche. Il governo giallo-rosso, in risposta, guarda questo appuntamento elettorale con timore. Il Movimento Cinque Stelle appare rassegnato a registrare un pessimo risultato, tanto da far pensare a Luigi Di Maio alle dimissioni dal ruolo di capo politico; inoltre, il Partito Democratico potrebbe esplodere in caso di sconfitta in terra emiliano-romagnola.
Le sorti del partito fondato da Walter Veltroni nel 2007 sono però già segnate. A farlo pensare, un’intervista al segretario Nicola Zingaretti pubblicata su La Repubblica lo scorso sabato, nella quale il segretario Dem annuncia di voler aprire un congresso per cambiare faccia al PD e dare risposta all’esigenza di un “partito nuovo”. Tutto questo dopo aver vinto in Emilia-Romagna. Nicola Zingaretti non è mai stato legato all’attuale nome del partito, e, a quanto pare, quest’ultimo sarebbe proprio uno degli argomenti del congresso ufficiosamente fissato per Giugno.
Non è solo il nome del partito ad essere in discussione. Nel progetto annunciato da Zingaretti sembra esserci soprattutto una presa di coscienza del cambiamento che sta investendo la politica. Per reagire alle tante novità della società, Zingaretti immagina un partito aperto, coinvolgente e sensibile ai nuovi movimenti. Facile pensare come l’attuale segretario del Partito Democratico voglia così rispondere ai contenuti manifestati dal movimento delle sardine senza però volerlo inglobare.
Insomma una “bomba” sull’incandescente campo politico, con cui Zingaretti dimostra di non essersi dimenticato del programma con cui un anno fa vinse le primarie per la segreteria del Partito Democratico. Forse ha saltato qualche passaggio, ma questa presa di posizione indica certamente un orizzonte verso il quale andare. Da vedere è però che cosa accadrà il prossimo 26 Gennaio in una terra tanto cambiata come l’Emilia-Romagna. Ed è da vedere se Zingaretti vorrà proseguire il suo cammino anche qualora Stefano Bonaccini risultasse sconfitto.
Un rinnovamento in casa Dem è necessario ed è un bene che sia entrato nel dibattito politico; l’elemento discriminante è se e come questo processo avverrà: dopo un risultato positivo o dopo una sconfitta. Sicuramente aver posto come precondizione la vittoria in Emilia-Romagna pone un interessante quesito, ovvero se il progetto di Zingaretti prenderà forma con qualsiasi risultato il Partito Democratico registri.
Quello che è certo è come la giornata del 26 Gennaio non sia più la data delle elezioni regionali in Emilia-Romagna e Calabria, ma stia diventando via via il giorno del voto sulla politica italiana. Dal 27 mattina niente potrebbe essere come prima.
Caricare di così tanti significati questo momento sarà un bene per le due regioni al voto?