Questa estate 2020 non è di certo una estate normale. A causa della pandemia mondiale dovuta alla diffusione del COVID-19, i settori della cultura e del turismo hanno subito una drammatica battuta d’arresto. Fortunatamente in Italia, nonostante il recente aumento di nuovi contagi, la situazione appare sotto controllo rispetto ad altri paesi. Proprio per questo motivo molti italiani (e i pochi stranieri che possono viaggiare) stanno riscoprendo le bellezze nostrane, sia quelle meno conosciute sia quelle più celebri, non più assaltate da orde di turisti.
Una nuova Venezia: ripartire dalla cultura. Le mostre ai Tre Oci e a Palazzo Grassi
Come molte altre località, anche Venezia sta cercando di risollevarsi, non solo dopo il lockdown, ma anche dopo il disastro dell’acqua alta straordinaria del 12 novembre 2019. Oltre a pensare a dei modelli alternativi al turismo di massa, processo lungo e difficile, la città ha deciso di reagire ripartendo dalla cultura, riaprendo alcuni musei dal mese di luglio. Tra questi ci sono La Casa dei Tre Oci alla Giudecca, che propone esclusivamente mostre fotografiche, e Palazzo Grassi – Punta della Dogana, composto da due sedi espositive dedicate all’arte contemporanea.
Mostre fotografiche a Venezia: Jacques Henri Lartigue e Henri Cartier-Bresson
Caso vuole che ai Tre Oci e a Palazzo Grassi siano state allestite due esposizioni fotografiche su due artisti profondamente legati tra loro: Jacques Henri Lartigue e Henri Cartier-Bresson. Entrambe le mostre, intitolate rispettivamente “Jacques Henri Lartigue. L’invenzione della felicità. Fotografie” e “Henri Cartier-Bresson. Le Grand Jeu”, rimarranno aperte fino all’inverno 2021. Per tutte e due le sedi è possibile acquistare il biglietto online, prenotando il giorno e l’orario preferito per la visita, o recarsi direttamente sul posto attendendo il proprio turno, nel rispetto delle norme di sicurezza anti-COVID.
Jacques Henri Lartigue alla Casa dei Tre Oci
Jacques Henri Lartigue, nato a Courbevoie nel 1894 in una ricca famiglia borghese, riceve in dono la sua prima macchina fotografica alla tenera età di 7 anni ed è subito amore. Nonostante egli si sia sempre definito primariamente un pittore ed abbia raggiunto la ribalta come fotografo solo negli anni Settanta, Lartigue può essere definito come il vero e solo enfant prodige dell’arte fotografica. In alcune opere esposte in mostra, infatti, si può notare una maturità stilistica tale da rimanere increduli quando si leggono le date in cui sono state scattate: dal 1902 al 1911.
Di fatto Lartigue ha sempre prodotto fotografie per se stesso e i propri familiari, per fermare il tempo e rivivere momenti felici. Egli considerava le sue opere veri e propri doni della casualità. Nella mostra ai Tre Oci è possibile godere della profonda intimità e spensieratezza che caratterizza tutto il lavoro di Lartigue.
Henri Cartier-Bresson a Palazzo Grassi
Henri Cartier-Bresson nasce a Chanteloup nel 1908. Affascinato primariamente dalla pittura e dal disegno, che riprenderà alla fine della sua carriera, nel 1932 scopre la Leica, macchina fotografica con cui realizzerà tutti i suoi scatti. Famoso per aver fondato l’agenzia Magnum, costruisce la sua poetica visiva sul cosiddetto “momento decisivo”. Pur essendo sicuramente stato ispirato da Lartigue, Cartier-Bresson non considera la foto un “meraviglioso regalo del caso”, bensì la ricerca di quell’istante particolare, quell’azione compiuta e attesa anche per ore prima di essere immortalata dalla sua Leica.
La mostra a Palazzo Grassi espone una selezione della Master Collection di Cartier-Bresson del 1973, attuata da cinque diversi curatori: François Pinault, collezionista, Annie Leibovitz, fotografa, Javier Cercas, scrittore, Wim Wenders, regista e Sylvie Aubenas, conservatrice. Ognuno di loro ha scelto, secondo sue personalissime motivazioni, una cinquantina di foto delle 385 della Master Collection. In questo modo è come visitare cinque mostre in una, ognuna con un allestimento e una sensibilità differenti.
La fotografia è un attimo di felicità
Anche se diversi, Lartigue e Cartier-Bresson hanno condiviso il raro dono della capacità di congelare il tempo che fugge, restituendo a noi oggi momenti di vita condivisibili dall’umanità intera.
In particolare, Lartigue una volta disse: «è per questo che ho fatto fotografie per tanti anni: per approfittare di questi meravigliosi regali del caso». In questo mondo dove le certezze sono sempre più effimere, dobbiamo imparare ad apprezzare i momenti di casuale bellezza che ci può capitare di vivere e trasformarli in veri attimi di felicità. E perché non farlo proprio scattando una fotografia?