È giunto il momento di guardare la guerra in Ucraina dal punto di vista dell’informazione italiana. Da oltre tre mesi ci arrivano milioni di input sullo sviluppo della guerra in Ucraina ma forse nel modo sbagliato.
Informare o tifare? Questo è il problema
Ci troviamo ormai al quarto mese di guerra in Ucraina e se da un lato l’informazione italiana non ha spento i riflettori dall’altro appare chiaro come ci sia un problema di narrazione. Abbiamo oltrepassato abbondantemente la linea immaginaria fra l’informare e il tifare: un problema serio che ne provocherà un altro molto presto.
Il racconto della guerra in Ucraina a cui assistiamo tutti i giorni ha infatti perso la freddezza del dato di fatto assumendo, nella stragrande maggioranza dei casi, un’unica soggettiva di racconto arrivando anche ad avanzare previsioni che nei fatti non si vedono. Talvolta si ha quasi la sensazione di essere spettatori di una fiction che deve finire inevitabilmente con la vittoria di una parte.
Sappiamo bene invece come prima o poi anche la guerra in Ucraina dovrà finire ed è proprio su questa fine che entra in campo il secondo problema dell’informazione italiana. A meno che la guerra in Ucraina non evolva in uno dei due scenari peggiori, ovvero o con un intervento sul campo della Nato o con qualche arma nucleare, si discuterà per forza di cessioni e concessioni.
E dopo aver tifato per uno schieramento occorrerà una giravolta per poter raccontare un’ipotetica, speriamo concreta, trattativa. Ecco che allora sarebbe molto più efficace stare sui fatti e lasciare l’opinione pubblica autonoma nello sviluppo di una narrazione.
Appaiono liste di filo putiniani attenzionati dal COPASIR
Che ci sia sfuggita un po’ la mano lo fa capire lo scoop del Corriere della Sera che ha infiammato la politica questa settimana. Il fatto che ci sia un elenco di nominativi di personalità da tenere sotto controllo per le tesi sulla guerra in Ucraina fa davvero spavento. Che l’intelligence ci protegga da attentati o minacce è sacrosanto; pensare di temere delle opinioni ci trascina in un campo diverso, politico non proprio in linea con la libertà di espressione che tanto abbiamo marcato come una delle differenze fra l’Italia e la Russia.
Della presenza di anomalie ce n’eravamo già accorti dall’atteggiamento dei vertici Rai nei confronti della trasmissione Cartabianca. Scoprire però addirittura una lista di personalità sotto controllo con l’avvallo del governo, qualcosa di più che sottolinea come forse, il piede sul freno sul tema della guerra in Ucraina, bisogna che qualcuno lo pesti.