Non si placano le fibrillazioni interne alla maggioranza del governo Draghi: a fare aumentare le divisioni è proprio lo stesso Draghi che ha dettato un crono programma molto stretto per approvare le riforme. Poi però nella politica italiana sta per iniziare una nuova sfida: Matteo Renzi ci riproverà con un referendum, stavolta per abolire il reddito di cittadinanza.
Catasto, giustizia: le riforme che Draghi vuole approvare subito
La larga maggioranza del governo Draghi continua a dividersi: stavolta il problema è il pressing (troppo pressing) del Presidente del Consiglio perché si approvino in fretta le riforme legate al PNRR. Infatti il motivo dell’impazienza di Draghi sarebbe proprio lo sblocco dei fondi europei vincolati alle riforme in discussione in Parlamento.
Se da un lato il timore del governo Draghi di perdere il PNRR può essere compreso, dall’altro la dialettica politica dovrebbe avere i tempi per svilupparsi e decidere su temi importanti come ad esempio la riforma della giustizia.
Non può essere infatti un il dibattito politico che può esaurirsi nel tempo che le parti ritengono opportuno, anche in presenza di un premio come Mario Draghi. Anche perché il governo Draghi esercita il potere esecutivo come ogni altro governo, ma anche per consentire alle forze politiche dal torpore portato da Mario Draghi.
Non va confusa la qualità delle forze politiche in campo con il loro diritto di confrontarsi, dare giudizi, approvare o opporsi a scelte del governo Draghi.
E se perdessimo le risorse del PNRR? Sarà diritto degli elettori scegliere di conseguenza al momento del voto.
La sfida iperbolica di Matteo Renzi: un referendum per abolire il reddito di cittadinanza
Non è satira ma realtà. Dal 12 giugno prossimo Matteo Renzi allestirà i suoi banchetti per raccogliere 500.000 firme per presentare un referendum abrogativo sul reddito di cittadinanza.
Sarebbe troppo facile fare ironia sul rapporto non proprio idilliaco fra il leader di Italia Viva e i referendum. Questa volta c’è però qualcosa di più.
È palese come parte del sistema del reddito di cittadinanza non abbia funzionato, tuttavia non si può negare come sia uno strumento di welfare importante, che ha salvato migliaia di persone agendo in un momento storico difficile per il Paese.
Puntare alla sua abrogazione, oltre ad essere una sfida alquanto complessa dal punto di vista del consenso, evidenzia un discreto classismo nell’interpretazione politica del welfare.
Un obbiettivo quello di Matteo Renzi indubbiamente legittimo ma che potrebbe nascondere percentuali di personalismo posto che è molto improbabile vedere le masse in fila ai gazebo per firmare una richiesta che mette in discussione un beneficio per i più deboli.