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Goodbye, Lenin: come sarebbe stato il mondo se avesse prevalso il blocco sovietico?

Tempo di lettura: 5 minuti

 


 

«− Mocca-Fix?
− Fuori commercio.
− Cracker Fillinchen?
− Non la vendiamo più quella roba.
− Cetrioli Spreewald?
− Ma dove diavolo vivi, sulle nuvole? Moneta nuova, vita nuova, non mi dire che hai ancora lo stomaco di mangiare quelle porcherie!»

Nel 2003 il muro di Berlino era già crollato da 14 anni e la Germania unita aveva anche vinto un mondiale, ma qualcuno – il regista tedesco  Wolfgang Becker  – aveva voglia di rivangare quel pezzo di storia recente. Così, quello stesso anno, uscì in tutte le sale occidentali Goodbye, Lenin!, il film cult che mostrò ad un’intera generazione tutto ciò che era passato in sordina dopo la caduta del muro. In primis, i disagi e lo spaesamento che il popolo tedesco, per quanto felice che fosse, dovette far fronte in seguito all’unificazione di due stati di uguale territorio e diversa ideologia. In secundis, la scarsa attenzione che venne data alla vera e propria unione territoriale, avvenuta il 3 ottobre 1990, rispetto all’epocale crollo del muro.

Goodbye, Lenin!

La storia di Goodbye, Lenin! inizia circa 11 anni prima della caduta del muro. La voce narrante è quella di Alex ( Daniel Brühl), un giovane ragazzo tedesco cresciuto nella Germania dell’Est con sua madre (Christiane, interpretata da Katrin Saß) e sua sorella (Ariane, interpretata da Maria Simon). Christiane , dopo essere stata abbandonata dal marito in fuga verso l’Ovest, cade in depressione, abbandonando a sé stessi i suoi due figli. Dopo un periodo di ospedalizzazione, per uscire dalla difficile situazione, la donna inizia a dedicarsi anima e corpo alla causa e agli ideali socialisti del proprio paese, quasi a voler metabolizzare la preferenza del marito per il mondo capitalista.

Dopo aver narrato il flashback della propria infanzia, Alex torna al presente, raccontandoci la monotona vita degli anni ’80 dei giovani della Repubblica Democratica Tedesca. Il 7 ottobre 1989 – poco più di un mese prima della caduta del muro – Alex partecipa ad una delle tante manifestazioni contro il regime che dilagavano in quegli anni. La madre, che nel frattempo era stata invitata ad una cena celebrativa  per il quarantesimo anniversario della DDR, scorge per strada il figlio mentre viene arrestato dalla polizia, e viene colta da un malore che la farà entrare in coma per otto mesi.

Fino al risveglio di Christiane, il film ripercorre i tumultuosi avvenimenti storici – la caduta del muro, la sconfitta del socialismo, la riunificazione – mentre Alex e la sorella, subito addattatisi al nuovo stile di vita, continuano ad accudire incessantemente la madre. Quando la donna esce inaspettatamente dal coma, i medici consigliano ad Alex e Ariane di evitare qualsiasi contraccolpo psicologico alla degente, che non reggerebbe: qui scatta tutta la serie di avventure esilaranti che Alex mette in atto per non far scoprire alla madre che la sua cara Repubblica socialista non esiste più.

“Ostalgie”

Il protagonista preserva la quotidianità dell’ex stato sovietico all’interno della camera da letto della mamma: raccoglie prodotti e giornali dell’Est e addirittura inscena finti telegiornali, coinvolgendo tutta una serie di personaggi in vicende tragicomiche, affinché non si scopra nulla.

Con sagacia ed arguzia il film ruota intorno a quello spaesamento che i cittadini dell’est si trovarono ad affrontare, una volta inglobati in quel mondo “malvagio” rappresentato dal capitalismo e la società dei consumi. Nella lingua tedesca fu coniato un termine all’inizio degli anni ’90 che diede un nome a questo complicato sentimento: Ostalgie, neologismo che nasce dall’unione di Ost (Est) e Nostalgie (Nostalgia). l’Ostalgie è il motore interno al film di Becker, nonché ciò su cui si vuole far concentrare l’attenzione dello spettatore: messi da parte gli avvenimenti storici, si evince un dramma umano profondo. Scoprire che la propria realtà non esiste più, sapere di far parte di un cambiamento storico importante, non può che far tentennare la psicologia dei personaggi.

Il film fu acclamato dal pubblico e dalla critica unanime per essere riuscito a mostrare un paradosso storico con dolcezza e comicità, e la pellicola resta un gioiello tutt’oggi. La storia che Alex ci racconta è allo stesso tempo verosimile e surreale, ma oltre a farci ragionare sul fatto storico in sé, fa quasi sorgere una domanda spontanea: cosa sarebbe successo se nel momento dell’annessione fossero stati i Sovietici ad avere la meglio? Il busto gigante di Lenin (tra le scene più iconiche del film) avrebbe comunque volato nel cielo, simboleggiando non la sconfitta ma la vittoria del socialismo?

Attraverso i momenti salienti della pellicola, abbiamo immaginato ciò che sarebbe rimasto dell’Est nel mondo di oggi, come forse avrebbe desiderato Christiane.

Mettetevi comodi.

1. Se avesse prevalso il blocco sovietico #1: Mangeremmo ancora i Cetriolini dello Spreewald

Se a “vincere” fosse stato il blocco orientale, una cosa è certa: oggi potremmo avere nei nostri supermercati i celebri cetriolini dello Spreewald, direttamente dalla Germania (socialista) unita. A detta di Christiane, nella pellicola sembrano una vera prelibatezza – almeno per gli abitanti dell’Est. La commessa del nuovo supermercato in cui Alex si reca, però, non sembra pensarla allo stesso modo: la nuova Germania li ha infatti completamente aboliti dal commercio.

La sequenza dei cetriolini è sicuramente una delle più forti e dolci del film, in cui il protagonista, pur scontrandosi con la realtà dei fatti – l’Ovest che ha spazzato via ogni abitudine -, si lascia andare ad un’Ostalgie amara, pur di accontentare la madre.

2. Se avesse prevalso il blocco sovietico #2: niente vandalismo su Lenin!

La scena, già citata, della statua gigante di Lenin che sferza il cielo di Berlino – un omaggio del regista a La Dolce Vita di Fellini – è l’immagine che ha reso Goodbye, Lenin! un cult. Si tratta del punto di svolta della storia, quando Christiane sfugge alle attenzioni di Alex ed esce di casa, scoprendo il mondo nuovo che la circonda.

Ovviamente, abbiamo buoni motivi per pensare che, se fossero stati i 3 Länder orientali ad imporsi, le statue del padre del comunismo non sarebbero mai state rimosse, né tantomeno vandalizzate, come sempre più spesso accade in tutta l’Europa dell’Est. Ciò non toglie che avrebbero potuto comunque svolazzare nel cielo, con ben altro significato…

3. Se avesse prevalso il blocco sovietico #3: La Coca-Cola sarebbe stata russa?

È risaputo che nei quarant’anni di Guerra Fredda Stati Uniti ed Unione Sovietica facessero a gara su qualsiasi cosa, dagli sbarchi sulla luna ai prodotti di largo e generale consumo. Tra questi ultimi si annovera la Coca-Cola, la bevanda americana che ebbe un successo strepitoso già durante la Seconda Guerra Mondiale. Fu proprio durante il conflitto che il maresciallo sovietico Žukov ebbe modo di provarla e di proporre di realizzarne una versione sovietica.

La Coca-Cola era uno dei maggiori simboli dell’Imperialismo americano e, per quanto buona, non si poteva cedere alla tentazione capitalista. Così, nacque la Cola bianca, una versione tutta sovietica della famosa bevanda, espressamente richiesta del colore della Vodka ed imbottigliata con una bella stella rossa sul tappo.

Se l’Est avesse prevalso, non sarebbe strano pensare che forse avrebbe richiesto i diritti d’autore sulla bevanda più famosa del mondo.

Goodbye, Lenin! ci regala un’altra perla su questa vicenda. Mentre Alex organizza per la madre allettata una rimpatriata di amici ed ex compagni di partito, con tanto di coro di bambini socialisti, Christiane si accorge che di fronte la sua finestra si sta affiggendo un enorme manifesto della Coca-Cola. Alex, con l’aiuto del suo amico Denis, girerà un finto documentario in una finta sede dell’azienda produttrice della bevanda, rivelandone delle improbabili origini socialiste.

Un’altra storia

Se avesse prevalso il blocco orientale, staremmo vivendo un’altra storia, migliore o peggiore – non è dato saperlo. I danni perpetrati da un comunismo ormai arrivato al capolinea pesavano molto sulla vita dei cittadini della DDR, come pesarono su tutto l’Est Europa in generale. Le conseguenze e i pesanti strascichi attuali li conosciamo tutti.

Tuttavia, una pellicola come Goodbye, Lenin!, anche se non sembra, riesce ad essere fortemente imparziale. Nonostante una forte nostalgia per ciò che fu, il copione riesce a mostrare non solo le difficoltà della vita sovietica, ma anche le assurde contraddizioni dell’Ovest, gettando uno sguardo obiettivo su una guerra ideologica trasformatasi in una barzelletta.

Forse sarebbe ora che anche la politica dell’Ovest si rendesse conto di avere i giorni contati: magari tra qualche anno potremmo avere un nuovo Goodbye….

Sara Maietta
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Sara Maietta
Una vita ascrivibile all'ABCD: aspirante curatrice, bookalcoholic, catalizzatore di dissenso e dadaista senza speranze.