Sono sempre cresciuta con l’idea, culturalmente condizionata, che Marilyn Monroe fosse la classica diva hollywoodiana, amata e adorata più per la sua bellezza che per il suo talento, che ha vissuto una vita breve ma intensa, piena di scandali e di matrimoni. Bella era bella, non c’è dubbio. E probabilmente la sua bellezza ha sempre messo in secondo piano le sue doti recitative. Erano gli anni cinquanta, il divismo cinematografico impazzava e la gente comune cercava nelle star uomini da imitare e donne da desiderare.
Marilyn non fu da meno. Eppure nell’olimpo di Hollywood ha tutt’ora un posto speciale, unico. Sarà per il suo fascino, per le scene iconiche che l’hanno vista protagonista, per gli intimi auguri al presidente Kennedy o per qualche bicchierino di troppo durante la cerimonia dei Golden Globe. Ognuno di questi momenti ha contribuito a costruirne l’immagine e la sua morte, prematura e avvolta nel mistero, l’ha cristallizzata.
Sono passati 58 anni da quando Marilyn fu trovata priva di vita nella sua casa di Los Angeles. Suicidio o complotto poco importa. La morte è solo un istante della sua vita. E lei la sua vita l’ha vissuta al massimo, vestendo i panni di personaggi che sono entrati nella storia del cinema. Il mio preferito? Lorelai Lee ne Gli uomini preferiscono le bionde.
Attenzione: il film è del 1953, lo spoiler è caduto in prescrizione
Diamonds are a girl’s best friend
Lorelai e Dorothy sono due ballerine di varietà e, soprattutto, grandi amiche. In fatto di amore e di uomini entrambe hanno le idee molto chiare: mentre Dorothy si lascia guidare più dall’aspetto fisico, Lorelai punta a uomini ricchi e pronti a riempirla di regali. La sua ultima preda è il figlio di papà Gus Esmond. La coppia decide di sposarsi a Parigi, dato che il ricco padre del ragazzo non approva il matrimonio. Lorelai e Dorothy si imbarcano quindi per raggiungere la capitale francese e lì incontreranno il futuro sposo. Sulla nave conosceranno ricchi proprietari di miniere di diamanti e giovani affascinanti che saranno protagonisti di esilaranti equivoci e surreali gag. Ovviamente il finale, come ogni commedia musicale, non può che essere lieto e felice.
La complicità femminile
La prima cosa che colpisce de Gli uomini preferiscono le bionde, diretto da Howard Hawks, è sicuramente la relazione tra le due protagoniste. Nelle commedie americane è usuale vedere le protagoniste femminili essere sempre in competizione tra loro, per il lavoro dei propri sogni, per l’uomo perfetto o per l’ultimo paio di stivali in saldo. Lorelai e Dorothy, rispettivamente Marilyn Monroe e Jane Russell, non entrano mai in conflitto, nonostante abbiano caratteri e gusti diametralmente opposti. Si sostengono e si difendono a vicenda. Niente male per un film degli anni cinquanta!
Marilyn Monroe: un’oca bionda tutt’altro che oca
Senza nulla togliere alla Dorothy della Russell, una donna determinata, schietta e intelligente, che sa ciò che vuole e non ha paura di dirlo, anche se comporta essere considerata “poco femminile”, l’attenzione dello spettatore viene catturata da Lorelai, e da Marilyn. Per l’attrice questo è il secondo ruolo da protagonista ed è quello che in un certo senso l’ha consacrata. È anche il ruolo che probabilmente l’ha condannata a vestire i panni dell’oca bionda. La Monroe tenterà per tutta la sua carriera di togliersi questa etichetta, senza riuscirci totalmente.
La verità è che Lorelai non è oca, si comporta come tale per fare fessi gli uomini e ottenere ciò che vuole: i diamanti. Tralasciando l’eticità delle sue azioni, è interessante sottolineare e ricordare che Gli uomini preferiscono le bionde è un film scritto e diretto da uomini, nel quale l’intero genere maschile viene raggirato da due donne, di cui una apparentemente oca. Non fraintendetemi! È pur sempre un film degli anni cinquanta: sessismo, misoginia e oggettificazione della donna ci sono e sono evidenti. Ma queste discriminazioni vengono sfruttate da Lorelai e Dorothy a loro vantaggio.
Cambia l’epoca, cambia la percezione
Sicuramente quando Gli uomini preferiscono le bionde uscì per la prima volta nelle sale cinematografiche le consapevolezze in ambito femminista non erano quelle di oggi e l’impatto all’epoca fu diverso. Oggi però è una goduria vedere Marilyn sbagliare volontariamente qualche congiuntivo e rigirarsi i ricconi maschilisti come delle frittate.